E Siniscalco: vanno bene i dati sulle entrate fiscali

Epifani: siamo sull’orlo di un precipizio, il Dpef sarà inutile

da Roma

Una decisione «equilibrata». Il ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, commenta positivamente la raccomandazione di Bruxelles sui nostri conti pubblici. Conferma che le prossime due Finanziarie saranno «serie ma senza stretta» e assicura che l’Italia non è un Paese da crescita zero. Intanto, il ministro del Welfare, Roberto Maroni, annuncia che il Dpef verrà illustrato venerdì in Consiglio dei ministri e poi presentato alle parti sociali.
Per Siniscalco il rientro proposto dall’Ue, zero quest’anno e 0,8% del Pil nel 2006 e 2007, rappresenta «quello che avrebbe fatto ogni governo serio e di buon senso». Quindi, aggiunge, «le prossime due Finanziarie saranno serie, ma senza stretta. Da Bruxelles, sono arrivate raccomandazioni molto equilibrate, anche perché sono in grado di fare contenti i Paesi dell’Eurozona, in quanto il Patto dimostra di essere più flessibile e, se posso dirlo, più intelligente di quello del passato. D’altro canto, i mercati hanno tutte le ragioni per non essere preoccupati della stabilità».
Il ministro osserva, poi, che «anche se siamo a crescita zero, l’Italia non è un Paese da crescita zero». Siniscalco conferma anche che «i dati sull’autotassazione di giugno sono andati bene: tiene l’Iva, tengono le imposte sui redditi e quelle sui redditi delle società».
Maroni sottolinea come sia «utile e interessante la decisione di concedere all’Italia il rientro del deficit fino al 2007». L’importante, però, è che poi «sia lasciata al governo italiano la responsabilità di come rientrare. Se lasciamo all’Italia il tempo di rientrare attraverso una serie di provvedimenti che incidono sulla crescita, non si può contemporaneamente chiedere una manovra che riduca il deficit dello 0,8% del Pil e dell’1,6% complessivamente nel 2007 perché c’è una contraddizione».
Opposizione e sindacati, però, non sono affatto soddisfatti di come stanno andando le cose. Il segretario dei Ds, Piero Fassino, si augura che nel prossimo Dpef ci siano «numeri veri». Se i conti non sono in ordine, è «perché per troppi anni governo e maggioranza hanno portato in Parlamento una Finanziaria fondata su previsioni di crescita molto più alte, su stime di entrate fiscali irrealistiche, insomma su cifre infondate». Anche l’ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, chiede un Dpef con «dati veri». Pierluigi Bersani, responsabile economico dei Ds, è convinto che «il governo, di fronte a questa situazione, cercherà di fare lo slalom, proverà a mettere la polvere sotto il tappeto e tenterà di caricare sul dopo voto il problema del risanamento. Il problema è serio - aggiunge - forse anche di più di quello che dicono i numeretti riconosciuti dall’Ue».
Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, crede che il Dpef «sarà una scatola vuota, esattamente come l’anno scorso. Il Paese - aggiunge - è davvero sull’orlo di un precipizio, Questo governo - si chiede Epifani - come può uscire dalla crisi in sei mesi quando non lo ha fatto in quattro anni?» Il numero uno della Cisl, Savino Pezzotta, chiede all’esecutivo di evitare le convocazioni inutili. E nel merito del documento di programmazione, Pezzotta sostiene che non serve «un Dpef che produca ancora dei restringimenti.

Quello che, invece, occorre è agire sul lato dell’offerta e credo che ormai, al punto in cui siamo, il governo deve decidere una o due cose che intende fare entro la fine della legislatura. Stare in campagna elettorale per un periodo lungo - conclude Pezzotta - non serve al Paese».

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