E al sit-in contro Formigoni vanno i soliti noti

Flop. Trecento persone per chi c’è andato, ovviamente almeno mille per gli organizzatori. Numeri comunque molto piccoli per il sit-in «Libera la sedia» organizzato dal «rottamatore» del Pd Pippo Civati e dal Verde Carlo Monguzzi per chiedere le dimissioni del governatore Roberto Formigoni. Essì che il tam-tam tra Faceboolk e Twitter andava avanti da giorni e che ad essere coinvolti erano stati un po’ tutti, dagli ex democristiani del Pd fino ai grillini, vendoliani e Radicali, passando per dipietristi e «arancioni», partiti ufficiali e movimentisti. Ma i lombardi son rimasti a casa e a portarsi la seggiolina (indubbiamente bella idea di marketing politico) alla fine sono stati i soliti noti, tra cui l’attore Moni Ovadia, i comici Gino e Michele, l’imprenditore Giorgio Gori, gli assessori Stefano Boeri e Pierfrancesco Majorino, lo scrittore Gianni Biondillo. Una parata di radical chic evidentemente troppo lontana dal grosso degli elettori. Anche di una sinistra che quando si parla di Lombardia sembra destinata a rimanere minoritaria. «Altro che piazza - l’ironia del capogruppo del Pdl in Regione Paolo Valentini - Avrebbero potuto chiedere la sala dell’auditorium, non l’avrebbero riempita ugualmente, ma almeno avrebbero fatto risparmiare la fatica di portarsi dietro le sedie». E allora meglio ripiegare sulla Rete. Perché, assicura Civati, la pagina di Facebook sarà ora «il luogo dove far convergere le tante iniziative che si susseguiranno nei prossimi mesi». Sottolineando che «i partiti di opposizione lavoreranno a un percorso aperto e inclusivo, che passi attraverso la partecipazione». Poi dicono che la gente non li capisce. «C’erano poche sedie», tira un sospiro Formigoni, «la solita vecchia sinistra: non c’era l’Udc, non c’era Bassetti, non c’era Marcora, come avevano sbandierato». È «una sinistra che cerca di farsi coraggio in vista delle elezioni amministrative». Tuttavia «pensare ad elezioni anticipate in Lombardia in questo momento è da irresponsabili», perché «siamo di fronte a una recrudescenza della crisi, dobbiamo pensare e lavorare per l’interesse della gente, esattamente come il governo che ho l’onore di presiedere sta facendo».
Non grandi numeri nemmeno all’appuntamento del Pdl a Palazzo Marino. Un centinaio per protestare contro la giunta Pisapia che svende la Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa. «Ma il nostro - spiega il coordinatore Giulio Gallera - non era una manifestazione come quella della sinistra in Regione, ma un presidio con volantinaggio per spiegare ai milanesi i lati oscuri di questo affare. La partecipazione è stata ottima». In piazza diversi cartelli. «Tutti in Regione con le sedie vuote, ma agli amici degli amici svendi le quote», con riferimento alla cessione di azioni Sea al fondo F2i di Vito Gamberale. «Sartoria Pisapia-Tabacci, tutto su misura», ricordando l’intercettazione in cui Gamberale racconta di un bando costruito per lui. E su cui indaga la magistratura.

«Chiediamo chiarezza e trasparenza, pretendiamo risposte su una gara dalle troppe anomalie», attacca Gallera appoggiato da Ignazio La Russa, Riccardo De Corato, Carlo Fidanza, Stefano Carugo, Giacomo Beretta e Paolo Valentini che hanno distribuito ai cittadini una lettera aperta con tutti i quesiti sulla vicenda.

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