Enrica Suzzi
da La Spezia
All'andata, la preoccupazione di Vavassori, allenatore del Genoa, si chiamava Beppe Alessi. Il fantasista spezzino era in forma e rappresentava l'uomo in più degli aquilotti, capace di mettere i due attaccanti Guidetti e Varricchio davanti alla porta. Il «Vava» ingabbiò Alessi, e la partita finì come finì. Da allora le formazioni sono cambiate. Lo Spezia non soltanto nei suoi giocatori, ma anche nello schema tattico. Tanto che Soda, adesso, preferisce affidarsi al 4-4-2. C'è ottimismo, comunque, qualunque sia il campo sul quale si giocherà questo Spezia-Genoa, tra gli aquilotti. E l'ottimismo sta anche tra i numeri. All'andata, il Genoa arrivò allo scontro diretto con 25 punti. In questo girone di andata, a oggi, viaggia molto al di sotto di quella media, avendo conquistato diciotto punti. Tanti quanti lo Spezia che, all'andata, ne aveva ventuno. Se c'è una formazione che sta frenando nettamente, insomma, è il Genoa. Una cosa, però, fa storcere il naso agli aquilotti: non poter giocare domenica al «Picco». Perché proprio in casa lo Spezia ha fatto le cose migliori, conquistando 33 dei suoi quarantasette punti. Soltanto tre formazioni hanno strappato un pari: Cittadella, Teramo e Novara. Per il resto gli aquilotti hanno vinto, segnando ventuno reti e subendone soltanto quattro. Logico che chi arriva al «Picco» sia in soggezione e che la decisione di spostare il match porterà inevitabili polemiche.
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