MilanoDa una parte gli adoratori di sport estremi, dall'altra i poeti della vita: ieri sulle passerelle di Milano si è materializzato un uomo equamente diviso fra l'eccitante adrenalina dei surfisti da neve e la dolce malinconia degli artisti «loro malgrado». Uomini dal fascino pericoloso che anche non volendo, scatenano tempeste sentimentali.
Domenico Dolce e Stefano Gabbana con la collezione D&G conquistano gli snowbordisti, tipi che seducono con spettacolari acrobazie e l'irresistibile glamour della moda. «Ci siamo lasciati contagiare da questa crescente passione dei giovani», dicevano infatti i designer che non sbagliano mai una mossa quando osservano la società e ne catturano i sogni. Con gambe e addominali ben esercitati, questi spericolati ragazzi si sono materializzati in passerella con casco, occhialoni, tute da sci stratificate fra bellissimi piumini di maglia jacquard, maglioni a disegni norvegesi e jeans used, comodi pantaloni in velluto roccia e giubbotti foderati di pelliccia. Il nuovo dress code sulla neve impone anche il cappotto chesterfield, l'abito di velluto con profili a contrasto e il tuxedo bianco o nero portato con scarponi tecnici. Una prova di bravura senza sbavature.
Lo stesso non si può dire per Dean e Dan Caten, autori della collezione DSquared2, che pur essendo straordinari inventori di pezzi desiderabili fra giacche sartoriali e jeans, hanno voluto mostrare il lato violento dell'hockey, con occhi pesti, ferite ovunque e sangue che imbrattava il colletto immacolato della camicia. Un'atmosfera fastidiosa che neppure l'ironico glam rock dello spettacolo teatrale The Rocky Horror Picture Show e la discesa in passerella di uno dei Tokio Hotel in armatura da hockey ingentilita da piume, riusciva a rendere accettabile. Tutt'altra musica suonava da Iceberg per sottolineare una collezione ispirata a Jean Dubuffet e allo spirito libero dei pittori bohemien. «Abbiamo rinnovato ogni singolo capo elaborando moltissime proposte in tricot. Di maglieria, peraltro, se ne vede molta ma per farla veramente bene ci vogliono mestiere e sapere, doti che rendono speciale la nostra azienda fin dalla nascita, cinquant'anni fa, e che ci teniamo bene strette», dichiarava Paolo Gerani prima di far sfilare maglie di cashmere con orli smangiucchiati ad arte, gilet con teneri ricami, pantaloni di velluto logorati, un'affascinante teoria di tweed, principe di Galles, spina pesce e piumini, tutti stropicciati e sovratinti. Un mix di capi coordinati con gusto supremo e accessoriati con scarpe di aspetto vissuto.
Da Haute, marchio disegnato da Cristina Lombardi, si sono materializzati l'apparente trascurata eleganza di Modigliani e la suggestione dello stile caro ai neoromantici che il prossimo inverno adoreranno lo smoking di velluto stropicciato rosa terracotta, il montone color burro foderato di maglia, i parka e i cappotti fatti nel tessuto utilizzato per le mute da sub ma trattato sartorialmente. Faceva pensare alla vigorosa mascolinità degli abitanti delle Highlands scozzesi, i luoghi che hanno dato origine al marchio e al suo iconico motivo argyle, la collezione Pringle disegnata da Claire Waight Keller.
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