E spuntano i manifesti pro-condom

Un ragazzino dall’aria sbarazzina con in mano un preservativo. A fianco una scritta: «Hai installato l’antivirus?». È il manifesto a favore dell’uso del condom da parte dei giovanissimi apparso ieri mattina davanti a numerose scuole superiori della Capitale al primo giorno di apertura. La firma, quella del gruppo Sinistra e Libertà della Provincia di Roma, che il 18 giugno scorso si era fatto promotore di una mozione - poi approvata - per l’introduzione di macchinette per la distribuzione dei preservativi nelle scuole.
Un’iniziativa che ha agitato il primo giorno di scuola, suscitando reazioni per lo più negative a partire da Gianni Alemanno: «Mi sembra fuori luogo - ha detto il sindaco -. Da un lato è puerile perché pretende di fare pressioni esterne al mondo giovanile. Sul versante dell’immagine e dell’esempio, poi, non mi sembra un’iniziativa opportuna». E se nelle parole del sindaco può esserci un pregiudizio politico, al di sopra di ogni sospetto la reazione dei Moige: «Non è attraverso l’affissione di simili manifesti che si può si deve affrontare un tema delicato come quello della sessualità dei giovani», dice Elisabetta Scala, coordinatrice nazionale e pedagogista del Movimento dei genitori italiani, che spiega: «I ragazzi non hanno bisogno di ricevere informazioni superficiali e sommarie come possono essere quelle di un cartellone pubblicitario» che è «una modalità comunicativa scadente sul piano sostanziale».
Quanto ai distributori di condom, nessun istituto superiore avrebbe finora fatto richiesta. «Le scuole sono appena iniziate. Aspettiamo che si riuniscano i consigli di istituto e decidano», si augura il coordinatore di S&L a Palazzo Valentini Gianluca Peciola. Ma in apparenza non tutti i giovani muoiono dalla voglia di attingere al distributore di sesso sicuro. «È un’idea intelligente - dice Gabriele, 17 anni, del liceo classico Giulio Cesare - i giovani sono nelle scuole e io li comprerei».

«È giusto sensibilizzare i ragazzi sui rischi, ma la scuola forse non è il luogo più adatto», ribatte Luca, 19 anni, spalleggiato da Federica, 19 anni: «Si possono comprare anche in farmacia, nelle scuole potrebbero spingere ragazzini di 13-14 anni ad avere fretta». Pragmatiche Ludovica, Beatrice e Giulia, tutte 17enni: «Se fossero gratis sarebbe diverso. Se devo pagare, allora vado in farmacia».

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