E lo steward diventa l’ultimo alibi

Sventola uno striscione sulla curva Scirea, quella degli ultrà dell’Olimpico di Torino. Dice: «Infami bastardi, ora ve lo portiamo». Vabbè, soliti convenevoli da gentiluomini. D’un tratto gli occhi si sgranano: ma quelli che lo reggono sono steward! Sì, l’ultima specie di poliziotti da stadio. Addestrati per farci dormire sonni tranquilli, se non basta il gioco sul campo. Corpetto giallo, stile anti nebbia, nulla di diverso dai loro colleghi che stanno a bordo campo. Qualche attimo di smarrimento. Possibile? Finché gli steward non scoprono il trucco e cominciano a tifare. Sono tifosi, ma un giorno potremmo scambiarli per altra specie.
Dura vita e dura credibilità quella degli steward. Li hanno inventati, e impacchettati, come l’ultima trovata per dar la camomilla ai cattivoni. Ma, poveretti, sembran malcapitati a cui dire: volete veder la partita gratis, guadagnatevela. Troppo diversa l’educazione e la (in)civiltà di casa nostra, rispetto, per esempio, ai Paesi anglosassoni. A Bari qualcuno ha già spiegato come finirà la storia: uno steward è stato menato, così alla prossima ci penserà bene prima di sentirsi investito dal sacro fuoco della «legge prima di tutto». Se la sono passata meglio quelli di Genova: gli è toccato soltanto proteggere Collina dagli applausi ironici dei tifosi.

Anche se dall’applauso allo schiaffo il passo è breve. E se qualcuno copiasse i burloni di Torino? Solo gli ingenui pensano che la violenza si anestetizza, dicendo: scusi, permette, s’accomodi. Cos’è lo steward? L’ultimo alibi del calcio.

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