Politica

E Strada costringe Parisi alla ritirata

da Roma

Botta e risposta, polemica e replica, contropolemica e affondo finale. Fra i tanti sottotesti della crisi afghana, a sinistra, c’è anche la polemica fra il ministro della Difesa Arturo Parisi e il chirurgo di guerra Gino Strada, pacifista intransigente, e leader indiscusso di Emergency. Due giorni fa Strada aveva sostenuto gli otto pacifisti dissidenti: «Ribellatevi al governo». E Parisi (che aveva visitato l’ospedale di Strada) aveva risposto piccato: «La sua esperienza lì esiste anche perchè c’è chi mantiene l’ordine e la sicurezza». Che era un po’ come dire - pur nella formalmente ineccepibile lingua parisiana -: Caro Gino, tu sputi nel piatto in cui mangi. Bene, con il ritardo dovuto ai fusi orari, dall’Afghanistan è arrivata una risposta di fuoco: «Parisi dichiara che Emergency può agire a Kabul grazie alla protezione militare? Non è un errore, è una menzogna».
L’associazione non governativa non intende lasciar passare nemmeno per errore l’idea che il suo operato avvenga sotto tutela dei militari, e mette nel piatto senza giri di parole la cronologia della sua attività nella terra dei Talebani: «Emergency precisa di avere aperto, tra il 1999 e il 2001, ospedali nella zona controllata da Massoud e in quella dei talebani mentre le due parti si combattevano aspramente, accettati dagli uni e dagli altri solo per contenuto e serietà del nostro intervento, senza la protezione di nessuno. La successiva presenza delle truppe occidentali, dall'autunno 2001 - spiega l’associazione - ha solo aumentato i rischi per il personale umanitario. Nella provincia meridionale dell’Helmand, non presidiata da truppe, abbiamo costruito un ospedale, attivo da due anni con personale italiano, internazionale e locale».
E poi, insinuando un sospetto gravissimo: «Per quel che ci riguarda, le improvvisazioni del ministro Parisi sono anche pericolose. Se gli afghani ci credessero “sotto l’ala” delle truppe di occupazione, ne sarebbe minacciata la sicurezza nostra, dei nostri collaboratori, dei nostri pazienti». La controreplica di Parisi, forse filtrata attraverso le sapienti mani dei suoi portavoce, stavolta è calibratissima: «Se io avessi detto che Emergency può agire a Kabul grazie alla protezione dei militari, Emergency avrebbe totalmente ragione. Ma io questa frase non solo non l'ho mai pronunciata ma men che mai pensata».

Almeno nella guerra dei comunicati Strada batte l’Unione, uno a zero.

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