da Roma
«Non ci importa poi molto: siamo un gruppo, noi del Bagaglino, e dove andiamo, andiamo. Restiamo sempre noi!», dice, con un filo di malinconica sprezzatura, Oreste Lionello, a proposito della cessata locazione, che incombe, come uno spettro, sulla compagnia dei comici di via dei Due Macelli. La Banca dItalia, infatti, da tempo ha messo gli occhi sugli ampi spazi del Salone Margherita, messo in vendita da Palazzo Koch con una base dasta: quindici milioni di euro. «Manco fosse una cantina!», commenta, con risentita arguzia, Ninni Pingitore, poco entusiasta, va da sé, dellimminente dislocazione. «Ovviamente, siamo legatissimi a questo posto. Ma non ci aspettiamo niente: il Bagaglino è nato dalla volontà di quattro persone, che hanno riunito i loro soldi. E così faremo, da soli, anche stavolta», puntualizza il regista.
«Ormai, si era creata una comodità, quasi domestica», spiega Lionello, sdrammatizzando la questione dello sfratto.
E sul salone Margherita incombe lo sfratto
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