E sul tavolino del salone pout pourri di ossa e teschi

Port Hercules e la proiezione dell'oltre lusso declinata nelle follie creative dello yacht overtutto. Il nero e grigio del Sea force one, il nuovo Admiral 54 a bandiera inglese, si stempera tra lunghezze da favola. Cinquantaquattro metri per dieci e mezzo per 30 milioni di euro. Riduttivo chiamarlo yacht, tant'è che andrà alla Biennale. Lui, Capitan Magic, s'è l'è curato nel dettaglio più inquietante. Sali a bordo, «forte personalità» anticipa la speaker. Già. Scafo nero lucido e corridoi in barrisol, «un materiale che usano in teatro», morbido, tocchi, torna indietro ed è retro illuminato. Huau! Approccio che è una promessa. Circumnavighi la pepitona-opera d'arte e accedi al salone: divano nero e catene ad agganciarlo a mo' di amaca, pappagallo metallico a vagheggiare isole del tesoro, e un quadrato di tavolino niente male con al centro pout pourri di ossa e teschi. «Opera d'arte, si chiama Bons». È prevista l'opzione a scomparsa, delle ossa naturalmente. Fibre ottiche, faretti, led, e quella parete di dodici secchi a nascondere monitor che spalmano colori-acqua. Sul retro lo schizzo dell'artista che ti spiega come l'ha fatta. Tra lo stordito e l'affascinato prendi per la scala in plexiglass, e scalino che vai colore che trovi. Momento: occhio alle aperture: semplici finestre dotate di piattaforme ad apertura idraulica che si abbassano fino a creare balconi, con scaletta a raggiungere il mare. Una foto in bianco e nero poggiata di lato: Capitan Magic sulla poltrona, giochi d'ombre e il viso mezzo coperto da una maschera. Romanzesco nel suo doppio. Si gioca. Pensi al Tom Cruise dell'ultimo film di Kubrick L'ambiguo e il nero e la maschera. Ambiente stimolante e provocante. Gli specchi celano decine e decine di video e tivù, «il livello di demotica è altissimo». Sicurezza e occhi. Ovunque. Il foyer è il vero accesso per gli ospiti, pareti in pelle bianca, pinzata come materassi, morbida da rimbalzare. Poi radica e grigia e acciaio. Nero bianco, bianco e nero e lucido. E cuoio sui pavimenti. La cabina dell'armatore ha ceduto alla Galassia, opera d'arte. Del tipo intera parete con migliaia di led a simulare le stelle. Poi ardesia e pietra luna, e le cinque cabine passeggeri. Variazioni sul nero e simil baldacchini «retti» da corde da arpeggiare (?) sugli angoli. Gusti mascherati, total pelle, esplorazione e applicazione di materiali diversi. Fino alla sala-discoteca del piano superiore, cuoio nero per terra, pareti laccate bianche, tavolo a scomparsa e consolle iper accessoriata. Tutto può diventare tutto. Ancora barrisol e teschi. Capitan Magic azzarda e intriga. Variazioni sul tema post modernissime.

Poi il ponte, l'ultimo, la luce, vera. Quella dentro se la sono ciucciata i led e i novanta chilometri di cavi elettrici per restituirla a rate magistralmente orchestrate. Da Capitan Magic e il suo sogno in bianco, nero e cuoio.

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