E sulle telefonate con Saccà il Gip prende tempo

Tra una settimana il giudice Giordano deciderà se procedere. I dialoghi irrilevanti saranno distrutti. Ma si temono trascrizioni pirata

Utilizzarli oppure no i colloqui di Silvio Berlusconi? Mandarli tutti al macero o chiedere l’autorizzazione a usarne più d’uno? Rinviare a giudizio il capo del governo o archiviare il caso? Gli interrogativi si sprecano all’interno della procura di Napoli, quella che indagando sul manager Rai, Agostino Saccà, è incappata dritta dritta nella voce del premier.
Ieri è stata giornata di precisazioni, temporeggiamenti, rassicurazioni. Il giudice per le indagini preliminari Luigi Giordano, al termine di una breve udienza a cui hanno partecipato il pm e i legali del premier, si è riservato di decidere sulla richiesta da inoltrare al Parlamento per l’utilizzazione delle sei telefonate intercettate con le voci di Saccà e Berlusconi. Lo stesso giudice, che si è preso una settimana di tempo, sarà chiamato a pronunciarsi sulla questione di competenza territoriale avanzata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, difensori del presidente del Consiglio, convinti assertori della competenza romana del procedimento penale per corruzione incardinato a Napoli («tutte le telefonate sono partite da Roma»). Le intercettazioni, disposte dal pm partenopeo Vincenzo Piscitelli, fanno parte del fascicolo riguardante alcune produzioni di RaiFiction e le contestuali segnalazioni di attrici e soubrette da inserire nei cast. Il prossimo 18 luglio è prevista l’udienza clou: il gup Pasqualina Laviano dovrà dire l’ultima parola sulla richiesta di rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi.
Solo dopo aver risolto il dilemma della competenza territoriale il gip Giordano deciderà se distruggere, o meno, tutti quei colloqui telefonici intercettati contenenti parti non penalmente rilevanti. Nell’attesa, però, è corso a rassicurare tutti il procuratore capo Giandomenico Lepore: «Tutte le intercettazioni ritenute irrilevanti per il prosieguo dell’inchiesta su Saccà e Berlusconi saranno distrutte nei prossimi giorni. La procura di Napoli - ha detto - ha depositato com’era doveroso le intercettazioni riguardanti il procedimento avviato nei confronti del dottor Saccà. Quelle irrilevanti saranno distrutte».
Le rassicurazioni di rito arrivano in contemporanea alle «rassicurazioni» al premier sulle colonne di Repubblica in merito all’esistenza a Milano, e non a Napoli, di telefonate compromettenti tra il premier e Confalonieri, telefonate che però sarebbero già finite al macero per volontà del gip dell’inchiesta sul fallimento di Hdc, la società del sondaggista Luigi Crespi. Ergo, Berlusconi può stare tranquillo. «Non esistono copie perché il software utilizzato dalla ditta milanese che lavora, in appalto, per la procura di Milano impedisce che i file-audio possano essere copiati senza lasciarne traccia elettronica».
Purtroppo, non è così. Le intercettazioni audio che se copiate lasciano traccia, forse, sono davvero finite al macero.

Ma non si può dire altrettanto delle trascrizioni su carta dei file audio con i colloqui fra il premier e Confalonieri: Repubblica dimostra di conoscerne i contenuti attraverso pruriginose allusioni. Se davvero tutto (audio e cartaceo) fosse finito al macero, nessuno saprebbe i segretissimi dettagli di quelle chiamate. E invece, così non è. Se l’audio non si sente, carta canta.

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