E sullo scandalo pedofilia Benedetto XVI fa autocritica

Il Pontefice all’incontro con i vescovi: «La risposta a quanto accaduto è stata gestita in modo pessimo»

dall’inviato a Washington

La risposta agli abusi sessuali sui minori perpetrati da sacerdoti «è stata talvolta gestita in pessimo modo». Benedetto XVI fa sue le parole del presidente della Conferenza episcopale Usa ed è la prima volta che un Papa fa un’autocritica così pesante a nome della Chiesa. Il Papa, nel pomeriggio di ieri (la notte in Italia), ha incontrato i vescovi statunitensi al santuario nazionale dell’Immacolata di Washington e ha pronunciato un lungo e articolato discorso, richiamando i fedeli a non considerare la religione come un fatto privato che non incide nella vita: «È forse coerente per cattolici praticanti ignorare o sfruttare i poveri e gli emarginati, promuovere comportamenti sessuali contrari all’insegnamento morale cattolico o adottare posizioni che contraddicono il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale?». Un ampio paragrafo è stato dedicato al problema della pedofilia del clero, che «causa profonda vergogna». Dopo aver riconosciuto la mancanza di risposte adeguate nel passato, e la necessità di una purificazione, Papa Ratzinger ha voluto ricordare che «la stragrande maggioranza dei sacerdoti e dei religiosi negli Usa svolgono un’eccellente opera nel portare il messaggio liberante del Vangelo alle persone» loro affidate. E ha voluto anche inquadrare il problema e le possibili risposte in un contesto più ampio, chiedendo che ai bambini siano «risparmiate le manifestazioni degradanti e la volgare manipolazione della sessualità oggi così prevalente», proteggendoli dalla pornografia e dalla violenza che arriva nelle case attraverso i media.
«Le parole di Benedetto XVI esprimono la nostra grande sofferenza», spiega al Giornale monsignor Robert Panke, 43 anni, responsabile delle vocazioni nel seminario di Washington, «ed è importante sottolineare la nostra vicinanza innanzitutto alle vittime degli abusi».
La Chiesa americana è sotto scacco o è vittima di una campagna mediatica?
«Il problema è stato reale e non è un’invenzione dei giornali. Al tempo stesso, il modo in cui i media hanno informato i cittadini Usa su questi abusi in qualche caso ha creato delle generalizzazioni indebite, facendo credere ad alcuni che i preti siano delle persone deviate. Devo dire invece, sulla base della mia esperienza, che la Chiesa e i sacerdoti sono percepiti con rispetto».
Quali sono le percentuali dei sacerdoti coinvolti?
«Negli ultimi decenni queste accuse hanno riguardato circa lo 0,2% del clero, comunque meno dell’1%. Non intendo certo minimizzare: anche se si fosse trattato di un prete solo su un milione – e purtroppo non è così – sarebbe stato ugualmente gravissimo».
Come avete cercato di rispondere al problema?
«Ci sono regole molto severe per agire non appena viene segnalato un abuso.

Bisogna essere vicini innanzitutto alle vittime e alle loro famiglie. Ma la vera risposta è la prevenzione: è chiaro che nessuna persona che abbia una sessualità deviata deve essere ammessa al sacerdozio. Lo ha detto il Papa: è più importante avere buoni preti che tanti preti».

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