da Trieste
Suda freddo. Balbetta qualcosa. Allarga le braccia di fronte al gelido procuratore capo Vittorio Borraccetti. Notte fonda, 16 gennaio, procura di Venezia. Il consulente Ezio Zernar viene accusato dai magistrati di aver manipolato una prova pur di incastrare l'ingegnere Elvo Zornitta. Interrogato tre ore dai giudici che avrebbe tradito. Gli stessi che vent'anni fa lo fecero crescere, costruendo per lui e un paio di validi colleghi l'irrituale Lic, Laboratorio indagini criminalistiche della procura di Venezia. Una sorta di doppione dei reparti scientifici dei diversi corpi di polizia. Borraccetti è furente. Avvilito sì ma anche determinato a tamponare questa devastante emorragia. Torna dal vertice choc con i colleghi di Trieste nel quale diventa ufficiale la manipolazione del lamierino: «Ci guardavamo tutti negli occhi - afferma uno dei partecipanti - siamo magistrati con trent'anni di esperienza ciascuno. A nessuno era mai capitata una cosa simile».
Borraccetti contesta due circostanze: la manipolazione del lamierino rinvenuto il primo aprile del 2004 nella chiesa di Sant'Agnese a Portogruaro. Unabomber, quello vero, l'aveva utilizzato e tagliato su misura per un ordigno poi inesploso. I magistrati sono convinti che sia stato alterato. A sostegno le comparazioni fotografiche e peritali compiute in una settimana di passione dal Ris di Parma. Zernar mostra di stupirsi, ma Borraccetti incalza, gli piazza sotto il naso il doppio riscontro metrico compiuto dal Ris. E allora Zerner conferma, da professionista, l'evidente taglio. «Ha constatato con noi - conferma un investigatore - che al lamierino ritrovato nella chiesa di Portogruaro era stato asportato un riccioletto di 0,3 millimetri». Una buccia di ottone, la miccia che ha distrutto dall'interno l'inchiesta. Zorner arretra sentendosi forse persin sollevato. Lo spettro dei sospetti depistatori è ampio: tra i Ris di Luciano Garofano, tra la Scientifica di Carlo Bui a Roma, tra i quaranta segugi della squadra antimostro.
Chissà chi avrà mai preso le forbici di Zornitta e tagliato la lama. Ma la deduzione è grossolana. Loro non c'entrano. Poi Borraccetti tira fuori la cartuccia che gli è stata fornita dal Ris a Trieste il pomeriggio. E mette il colpo in canna. Spara ad alzo zero. Il Lic è stato il primo tra i consulenti ad avere a disposizione nello stesso momento sia le forbici sequestrate il 24 marzo 2006 a casa di Zornitta, sia il lamierino rinvenuto a Portogruaro nel 2004. Da quel momento storico come scrive Zernar nella sua consulenza si sancisce che la forbisce ha tagliato il lamierino. Ergo bisogna escludere che qualcuno abbia alterato prima i reperti per la semplice ragione che nessuno ha avuto a disposizione entrambi i reperti che si trovavano in due custodie diverse. «Proprio per praticare il Toolmarck - afferma un magistrato - si riuniscono i reperti. E Zernar comparò le forbici con il lamierino arrivando alla conclusione che quelle cesoie erano state impiegate da Unabomber».
Dal Lic uscì quindi la verità artefatta ormai nota: quella forbice presenta microstriature compatibili al lato B del reperto. Lo diceva Zorner firmando da solo la relazione di servizio. Ris e polizia si ritrovano quindi lo scritto di Zernar che confermano per la semplice ragione che proprio con quelle forbici è stato tagliato (di recente) il lamierino. Si inserisce infine l'intervenuta ossidazione del lato compromesso che per gli esperti dimostra come il taglio, ce ne fosse ancora bisogno, è intervenuto solo di recente. E non nel 2004 quando Unabomber maneggiava l'ordigno per segnare di sangue Portogruaro.
Zernar si mostra spaesato. «Dottore, non so, questo non me lo so proprio spiegare, io quel lamierino non l'ho ridotto. Deve esser stato qualcun altro del mio o di altri laboratori scientifici». Magari un suo collega di fiducia. Oppure qualcuno che si è introdotto nel Lic dove lavorano solo in tre.
Gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it
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