Federica Seneghini
da Barcellona
«Certo che voi spagnoli...». «Come scusa?». «Voi spagnoli, dicevo...». «Non siamo Spagnoli, siamo catalani». «Certo, di nuovo, mi sono di nuovo confusa, scusatemi, non succederá piú». Mi guardano con curiositá: «L'italiana forse non ci crede, ci prende in giro». Gli parlo in spagnolo e mi rispondono in catalano, non capisco, ma non sembrano preoccuparsi, certo, qui non siamo in Spagna.
Arrivo a Barcellona un martedí pomeriggio, in nave, certo, 69 euro, poltrona al piano sky deck, delle Grandi Navi Veloci, partita da Genova, il giorno prima, alle ventuno. Uscendo dal porto e dirigendosi verso la metropolitana di Drassanes, ecco Colombo, e a suo lato la riproduzione della caravella Santa Maria. Il dito lungo un metro puntato verso le Americhe, sguardo verso il mare, una statua su una torre-veranda di sessanta metri (che è possibile «scalare» grazie a un ascensore) piazzata nel bel mezzo di un incrocio pieno di traffico, macchine, taxi, urla e voci catalane che si mischiano e si sovrappongono e non si fanno capire, e Colombo lí in mezzo che continua a guardare, e la genovese, che sarei io, che cammina sotto la statua del navigatore.
«Ma Colombo non era genovese?». «Colombo, e chi era Colombo?». «Colombo, lo que descubrió America, Colombo». «Ah, Colón! Cristobal Colón, genoveses dices? Estás de broma». «No, non scherzo, Colombo era di Genova, sapete? Abbiamo la casa, che ora si puó anche visitare, e la statua, simile alla vostra, proprio davanti alla stazione dei treni piú grande della cittá, la stazione Principe».
La genovese parla con la venditrice dei biglietti della lotteria in una grande via alberata del centrale quartiere di l'Eixample. La signora, di mezza etá e con gli occhiali, mi guarda, continua a ripetere, «Colón era catalá, cariño» («Colombo era catalano, gioia»). Non mi sembra un grande dialogo.
Faccio qualche foto in giro e proseguo chiedendomi se questi catalani lo pensino davvero, o se questo sia solo un modo per affermare la propria indipendenza e avvalorarsi di un grande antenato, il catalano Colombo, il Colombo di LLeida, di Tarragona, di Barcellona forse. No di Barcellona no, ma certo avrebbe potuto essere di Mallorca. Come mi dice e afferma con fierezza il macellaio mallorquino del quartiere del Raval, cosí simile, in tutto ai vicoli genovesi. Stradine sporche e piene di panni stesi, grida, gente di ogni provenienza che si incontra, scontra e parla in tutte le lingue, macellerie islamiche, centri in cui si puó telefonare all'estero a prezzi vantaggiosi e si puó anche usufruire di un servizio di «compilazione del curriculum», kebabbari e ronde di poliziotti notte e giorno per garantire la sicurezza di turisti e passanti. Il macellaio mallorchino é convinto che Colombo fosse nato a Mallorca, chiaro, e mi racconta delle analisi del dna del fratello del navigatore effettuate in tempi recenti. La provata catalanitá di Colón, che in catalano significa «colomba», è certo dubbia, insicura: qui tutti sono convinti che Colombo fosse catalano, ma ognuno pensa fosse originario della propria cittadina, della propria provincia. Colombo di Mallorca, di Minorca, di Lleida, di Ibiza anche. Esitono grandi teorie sulla catalanitá di Colombo, piú o meno scientifiche. Forse ad alcuni potrebbero sembrare abbastanza fantasiose. «Colombo era catalano, ma non voleva che si sapesse, per assicurarsi il denaro dei Re Cattolici», ha affermato un vecchietto di un bar vicino alla Gran Via. Uno di quei bar dove la gente si riunisce a giocare a carte il pomeriggio e a vedere le partite di futból la sera. Il vecchietto è estremamente convinto delle sue affermazioni e la catalanitá del navigatore è confermata con vigore anche dai suoi compagni di tavolo. Alcuni altri, tra una birra catalana, un paio di frittate con le patate (piatto sbandierato come specialitá tipica della Catalunya), pane-olio e pomodoro (altro piatto tipico catalano), affermano che Colombo avesse nascosto le sue origini per il fatto di essere ebreo.
Un gran polverone di opinioni sotto la statua di Colombo dunque. E come a Genova, i visitatori si guardano bene dal contraddire i locali. Non ci pensano nemmeno. Nel periodo natalizio è anche possibile vedere in giro, in alcuni mercatini e negozi, la statuina di Colombo impegnato in faccende poco consone alle sue grandi imprese e al suo grande passato.
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