E Unicredit paga il conto più caro: titoli giù del -7,5%

Crollano le banche, e Unicredit è la peggiore. Si spargono voci incontrollate di un istituto italiano in difficoltà, e tutti corrono a vendere Unicredit. La Banca di Spagna si attiva per il salvataggio di una cassa di risparmio, e i brividi contagiosi che effetto hanno? Precipita Unicredit. Qualcosa tra l’automatismo delle emozioni e un convergenza astrale. Ieri Unicredit è stato il titolo peggiore tra le blue chips milanesi, perdendo il 7,5% in un settore bancario che a livello europeo ha lasciato sul terreno il 3,7 per cento.
I timori del mercato sono arrivati, come un’onda anomala, ancora dalla Spagna, dove la banca centrale si appresta - appunto - a un soccorso da 2,7 miliardi per salvare Cajasur, una cassa ecclesiatica che nel trimestre ha aggiunto 114 milioni di perdite ai 596 sfumati lo scorso anno. Niente di spaventoso (fino a ieri in Italia Cajasur non la si conosceva nemmeno), ma indicativo di un pericolo imminente: secondo Morgan Stanley le perdite delle casse di risparmio spagnole potrebbero costare al fondo di intervento della banca centrale 43 miliardi di euro, ben altra cifra. In un mercato nervosissimo, si tratta di eventi che aumentano l’emotività e, con essa, la volatilità.
Ieri Unicredit è stata sospesa per eccesso di ribasso quando, nel primo pomeriggio, segnava un calo teorico del 9,08%. È stata riammessa dopo venti minuti, con un calo dell’8,4%. Gli scambi ieri si sono intensificati, e in chiusura il titolo è sceso a 1,6 euro. Sopra il minimo dell’anno (1,53%). Una scena già vista in tante altre giornate con i mercati a picco. Il vice amministratore delegato di Unicredit, Sergio Ermotti, ieri ha messo in evidenza che «almeno per quanto riguarda il corporate e investment banking è chiaro che la volatilità sui mercati finanziari andrà a intaccare certe dinamiche presenti nel primo trimestre. Al giorno d’oggi - ha aggiunto - è difficile fare previsioni, abbiamo smesso di farle da 18 mesi». I numeri, tuttavia, mostrano la solidità di Unicredit: segno anche questo dell’emotività dei mercati. Al 31 marzo il Core Tier 1 ratio di Unicredit, il principale indice patrimoniale, era stabile all’8,45% rispetto all’8,47% di dicembre 2009. In aumento del 4,2% tuttavia le sofferenze, mentre sono calati gli accantonamenti sui crediti.

Il gruppo ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 520 milioni, in crescita del 16,5% sul corrispondente periodo del 2009 e del 40,1% sul trimestre precedente. Dato nettamente superiore alle previsioni degli analisti, che indicavano un utile di 342 milioni.

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