E Valverde impunito corre sub judice

E Valverde impunito corre sub judice

E se vince Valverde? Se vince Valverde, c'è da divertirsi. Già è uno scandalo che sia al via, se vince diventa una farsa mondiale. Le cose stanno messe così: lo spagnolo, che ha appena vinto anche la Vuelta, è a tutti gli effetti un dopato, per noi italiani. Sul nostro territorio non può correre, dovendo scontare una squalifica di due anni. A smascherarlo, con regolare processo, la Procura del Coni, che ha dimostrato come il sangue truccato della famosa Operacion Puerto fosse suo.
Dopato e indesiderato da noi, pulitissimo e idolatrato al di là dei nostri confini. La stessa Federciclismo internazionale, Uci, non ritiene ci siano i motivi per fermarlo. I Ponzi Pilati del governo mondiale aspettano che il Tas, Tribunale arbitrale sportivo, decida se il processo italiano è legittimo oppure no. Ancora nelle ultime ore, il presidente Uci McQuaid si difendeva con una scusa ridicola: «L'Italia non ci ha inviato una documentazione sufficiente per squalificare Valverde anche fuori dai suoi confini». Come se gli esami di laboratorio non fossero elemento abbastanza oggettivo per prendere provvedimenti.
Tutti appesi alla sentenza Tas, allora. Metà ottobre. Per il momento, Valverde resta dopato solo se corre a Varese: un tiro di schioppo più in là, a Mendrisio, è immacolato. Con un effetto assurdo, però.

A rivelarlo, lo stesso McQuaid, in totale spregio del ridicolo: «Se Valverde vincesse, la maglia iridata resterebbe ovviamente appesa anch'essa alla sentenza di ottobre». Un'altra vittoria sub-judice: un altro mostro di cui il ciclismo d'oggi sente chiaramente molto bisogno. CG

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