E le vittime preparano una class action contro il Vaticano

I moniti, le scuse, le prese d’atto evidentemente non bastano. «La lettera pastorale di Papa Benedetto XVI è una risposta inappropriata ai risultati delle inchieste condotte in Irlanda sugli abusi sessuali commessi sui minori», attacca Andrew Madden, una delle prima persone che nel 1995 denunciò le violenze subite per mano di un sacerdote. Secondo lui il Papa non avrebbe dovuto soltanto scusarsi per gli abusi, ma anche per il ruolo che la chiesa cattolica avrebbe giocato nell’insabbiamento degli scandali. «Il Santo Padre - aggiunge Madden -, avrebbe dovuto anche accettare esplicitamente le dimissioni dei vescovi James Moriarty, Eamonn Walsh e Raymond Field oltre a costringere il vescovo Martin Drennan, anch’egli coinvolto in uno scandalo, a lasciare il posto».
«Per come stanno ora le cose, la chiesa cattolica in Irlanda e nel mondo è retta rispettivamente dal cardinale Sean Brady e da Papa Benedetto, ed entrambi non sono stati in grado di proteggere i bambini da preti che loro sapevano fossero pericolosi. Se la Chiesa cattolica vuole riacquistare credibilità e andare avanti questa situazione deve cambiare».
Dello steso tenore la presa di posizione dell’associazione «One in Four» che raccoglie un gruppo di vittime dei sacerdoti. «La lettera è lungi dall’affrontare le preoccupazioni delle vittime», afferma la direttrice esecutiva dell’associazione, Maeve Lewis. «Il Papa non ha fornito spiegazioni sulla politica deliberata della Chiesa cattolica al più alto livello per proteggere i criminali sessuali».
Tutto ciò mentre in Germania si arricchiscono altri dossier su presunte violenze commesse ai danni di bambini, e infuria la polemica. «Per superare lo scandalo dei preti pedofili non abbiamo bisogno di un dibattito solo sul celibato ma dobbiamo parlare complessivamente sulla sessualità nella Chiesa cattolica, dei suoi tabù», ha detto Christian Weisne, un portavoce del movimento dei dissidenti cattolici tedeschi. Dall’Austria, invece, si preannuncia un attacco frontale. Le vittime di maltrattamenti e abusi avrebbero intenzione di intentare una sorta di class action contro il Vaticano. Un avvocato viennese, Werner Schostal, ha annunciato la costituzione di una associazione che minaccia azioni legali con richieste di risarcimento fino a 80mila euro (nel caso di abusi prolungati) per vittima. «Il primo passo - ha spiegato l’avvocato - sarà quello di cercare di arrivare ad accordi extragiudiziali.

Ma se la Chiesa - ha aggiunto - non dimostrerà la volontà di arrivare agli accordi o offrirà risarcimenti non adeguati, si avvieranno azioni formali».
Al vaglio ci sono azioni legali contro il vescovo di Eistendstadt, Paul Iby, e quello di Graz, Johann Weber, sospettato di aver abusato di una ventina di bambini tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.

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