È vero che spesso scrittori e intellettuali cattolici tendono nascondersi nelle catacombe o a rivolgersi principalmente ad un pubblico che condivide la stessa fede. Ci sono però anche le eccezioni, a partire da Eugenio Corti (in alto), autore del longseller «Il cavallo rosso» (Ares). Oppure Giulio Mozzi e Valter Binaghi, nomi rispettati anche in ambienti che non odorano d'incenso, hanno pubblicato un pamphlet a quattro mani intitolato «10 buoni motivi per essere cattolici» (Laurana), per spiegare che chi si sente parte della Chiesa di Roma non necessariamente ha problemi con i preservativi ma attende con fiducia lApocalisse. Michela Murgia non è entusiasta per il pontefice regnante, ma con «Ave Mary» (Einaudi) ha ricordato al pubblico laico che il cristianesimo è stato fondamentale per riconoscere alla donna una dignità negata dalle religioni precedenti. Le opere di Ferruccio Parazzoli (in basso), nonostante la loro radicalità cristiana, sono lette ed apprezzate non solo da credenti. I libri e i pezzi giornalistici di Camillo Langone, anche in virtù di un indubbio estro nello scrivere, escono dalla riserva confessionale senza perdere nulla del loro orgoglio integralista.
Uno dei romanzi più belli degli ultimi anni, il cattolicissimo «Lourdes» di Rosa Matteucci (Adelphi) brilla per umorismo, fa ridere pure gli atei, forse inconsapevoli del fatto che solo l'essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, è animale che ride.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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