Ecco le città a misura di cane e gatto (con spiaggia e museo)

Amare o quanto meno accettare i cani fa la differenza in fatto di business. Lo hanno capito bene i comuni premiati alla Bit dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che ha festeggiato il successo della campagna per un'Italia «animal friendly». In tutto sono state consegnate una ventina di targhe ad amministratori a vocazione turistica per il loro impegno ad aprire le porte del loro territorio agli animali. Già, perché il peloso di famiglia durante il periodo estivo rimane un grande problema. In molte località marine i quattro zampe non sono ancora ben visti, in spiaggia non si possono portare, in albergo non si possono tenere. E alla fine i padroni dei pelosi si arrendono e li parcheggiano in pensioni costose oppure penose pur di farsi qualche giorno di vacanza. Quelli senza troppi scrupoli, invece, li abbandonano sull’autostrada, per chiudere il problema per sempre.
Ma cambiare questa cultura arretrata si deve e si può. La stampa sta facendo la sua parte. Le storie commoventi che vedono protagonisti gli animali riempiono le pagine dei quotidiani e la gente diventa lentamente più sensibile al loro destino. Certo, continuano incessanti gli abbandoni, gli orrori dei canili lager ma anche in questo caso la gente che fa spallucce diminuisce di giorno in giorno. Non che tutti siano diventati animalisti, per carità. Basta vedere come vengono trattate le bestie in certe zone del Sud Italia o da certi cacciatori che li abbandonano quando il loro fiuto non funziona più. Ma accanto a certi cinici atteggiamenti, cresce la cultura dell’amico a quattro zampe che a volte è meglio di un umano a due gambe. E poi è in aumento la tolleranza. Perché ha il suo tornaconto.
Prendiamo le spiagge che aprono ai nostri amici pelosi. Il pienone estivo è assicurato. Come a Porto Recanati dove sono ammessi cani, oppure a Pietra Ligure, a Cecina, a Porto Sant’Elpidio, a Santa Caterina dello Ionio, a Ospedaletti, a Grottammare, a Piombino dove da oltre dieci anni il comune consente l’accesso dei cani alle spiagge comunali. A Cagliari, per esempio, il sindaco ammette che accogliere gli animali significa incrementare il turismo, nazionale ed estero. «C’è stata una vera impennata» ha ammesso alla Bit Emilio Floris. Ma è molto più lungo l’elenco di chi ha aderito all’ordinanza-tipo predisposta da ministero ed Anci a favore degli animali. Un grande successo personale della Brambilla. «Io ringrazio tutti di cuore perché è partito un meccanismo virtuoso ispirato proprio dall’azione di questo governo». E nessuno può negarlo. Prima di Berlusconi, nessuno si era mai schierato dalla parte degli animali o si era interessato al loro benessere. Ora invece sì, perché una famiglia su quattro ha un gatto o un cane e perché, come dice la Brambilla «occuparsi dei cani vuol dire occuparsi dei cittadini».
Lavorare su territorio per la tutela degli animali, in effetti, significa semplificare la quotidianità di chi vuole fare un salto in libreria, ma anche entrare in comune con il proprio cane, oppure in posta o su un tram. Tutte cose che si possono fare a Milano che infatti è stata premiata assieme a Reggio Calabria, a Novara, a Ferrara dove il cane può vivere con il proprio padrone anche in un ospizio. Insomma, sorridere ai pelosi significa sorridere al turismo. Mentre nelle metropoli significa rispettare il cittadino e le proprie esigenze. Che sono anche quelle di poter portare il cane al ristorante senza essere messo alla porta in malo modo.

«I miei cagnolini stanno seduti sulla sedia e i ristoratori mi hanno sempre accolta senza problemi» dice Brambilla che si augura un allargamento ancora più sostanziale dell’accoglienza. «I cani ormai possono entrare negli uffici e nei luoghi pubblici, quindi anche nei musei» dice la Brambilla. Ma i responsabili delle mostre saranno d’accordo?

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