Ecco come funziona Gianos la sentinella dell’antiriciclaggio

di Giovanni de Censi*
Ritengo che la tematica degli strumenti antiriciclaggio e dei sistemi di pagamento meriti di essere approfondita poiché di grande importanza nel contesto sociale.
Reputo pertanto essenziale portare un contributo chiarificatore all’informazione che viene data in materia anche al fine di rispondere ad alcuni giudizi che sono basati su presupposti errati e che sono dannosi per la reputazione del sistema bancario. Parlo nella mia qualità di presidente dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (Icbpi), la «banca di secondo livello» che attraverso il proprio gruppo opera a supporto del sistema bancario e finanziario nelle aree dei servizi di pagamento, della monetica e anche con l’offerta di consulenza e soluzioni integrate per l’assolvimento degli obblighi segnaletici. Al gruppo Icbpi appartiene Oasi Diagam, la società leader di mercato con il software antiriciclaggio «Gianos». Parlando di riciclaggio, per semplificare, dobbiamo considerare che nel sistema economico mondiale convivono due economie: una sana e l’altra patologica, che comprende i proventi delle attività illecite. Il denaro «sporco», per essere utilizzato, deve essere reinserito nel circuito sano, cioè riciclato, con azioni che permettano di far perdere le tracce della sua provenienza. Il fenomeno ha dimensioni rilevanti e preoccupanti ed è favorito dalla globalizzazione e delocalizzazione degli scambi, che aumentano la distanza tra il cliente e l’intermediario. Per arginarlo l’Unione europea, con tre successive direttive, ha imposto agli Stati membri, a partire dal 1991, precisi comportamenti e obblighi sanzionati anche penalmente. Per l’Italia la normativa di riferimento è il Dlgs 231-2007.
Le banche sono tenute a svolgere un ruolo di collaborazione attiva con le autorità di vigilanza e giudiziarie nella prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo. Detta collaborazione viene resa esercitando diverse azioni di controllo e di formazione del personale.
Ogni banca deve registrare e conservare in un apposito archivio informatico (il cd. Aui) tutte le operazioni uguali o superiori a 15mila euro o frazioni di questo importo che, sommate tra loro, per sette giorni, giungano alla soglia e identificare gli autori delle operazioni. Per comprendere come siano complicati i controlli senza il contributo di sistemi informatici dedicati, si pensi che in Italia, ogni mese, vengono fatte, mediamente, 25 milioni di operazioni che hanno importi pari o superiori a 15mila euro. E le segnalazioni sono in costante crescita: nel 1997 erano 840, nel 2008 sono state 14.602, se ne prevedono più di 20mila per l’anno in corso.
Gianos - acronimo di Generatore indici di anomalia per operazioni sospette - è un programma informatico di ausilio, che svolge funzioni complementari alla valutazione dei comportamenti sospetti, senza deresponsabilizzare o sostituire gli operatori. Le anomalie sono elaborate da centinaia di regole prefissate, messe a punto da un comitato interbancario di esperti sulla base di istruzioni operative emanate della Banca d’Italia. Ci sono regole comuni a tutte le banche ed altre che ciascun intermediario può personalizzare in relazione alle proprie specificità. Ogni regola è sottoposta a lunghe sperimentazioni. Gianos opera dal 1994 e nelle fasi di progettazione tutte le associazioni interbancarie parteciparono alle attività di studio e sperimentazione. Il programma è continuamente aggiornato, ne sono state fatte 19 versioni. Il prodotto ha acquisito la stima degli operatori, l’attenzione delle autorità di vigilanza e della magistratura, ed è oggi riconosciuto motivo di orgoglio del sistema bancario italiano nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Ogni banca usa Gianos al proprio interno, alimentandolo con parte dei dati inerenti l’operatività della propria clientela. Non esiste nessuna struttura societaria o ente che abbia o consulti i dati aggregati di più banche.
La società Oasi si limita alla progettazione e realizzazione del software e lo invia alle banche che poi, in completa autonomia, provvedono ad alimentarlo e usarlo. Il gruppo Icbpi, di cui Oasi fa parte, vigila con il proprio servizio audit la sicurezza tecnica e organizzativa della controllata.
Non c'è dunque il pericolo di un «grande fratello». La materia è rigorosa e ben disciplinata dalle leggi sull’antiriciclaggio e sulla privacy. Sono prescritti obblighi di riservatezza, segretezza e conoscibilità solo da parte dei soggetti autorizzati. Gianos, inoltre, nel rispetto dei princìpi di necessità, pertinenza e non eccedenza, tratta solo i dati utili per gli adempimenti di legge, senza nessun ulteriore utilizzo. Direi di più: l’acquisizione di maggiori dati sul conto del cliente non deve essere interpretata come un’invasione della sfera privata dello stesso, ma è il presupposto per la salvaguardia dei suoi interessi, al fine di creare un efficiente sistema di prevenzione del rischio riciclaggio. Neppure sussiste il pericolo che soggetti non autorizzati possano accedere a questi dati. Il programma è integrato nelle forti policy di sicurezza della banca. A monte dell’accesso c’è un preventivo sistema di autenticazione e uno di autorizzazione.

Per questo è importante sottolineare che chi afferma, anche dubitativamente, che si possano creare backdoor (una sorta di virus) nei software, per spiare i comportamenti dei clienti non fa informazione corretta e genera infondati allarmismi.
*Presidente dell’Istituto Centrale
delle Banche Popolari Italiane (Icbpi)

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