«Ecco i marchingegni che hanno favorito le cooperative rosse»

Il senatore Grillo (Fi) «svela» le procedure di assegnazione dei lavori alla Fiera

«Ecco i marchingegni che hanno favorito le cooperative rosse»

«La procedura di assegnazione dell’appalto è legittima, formalmente e legalmente, per carità. Solo che in questo modo la Fiera ha tagliato fuori, senza appello, le imprese genovesi. E questo - voglio dirlo forte e chiaro - non mi sembra giusto».
A proposito dell’assegnazione dei lavori di rifacimento del padiglione B nel quartiere espositivo (li farà la Coopsette), il senatore Luigi Grillo si schiera dalla parte di chi ha visto, nelle scelte dell’amministrazione della Fiera Spa, una pesante discriminazione nei confronti delle piccole e medie realtà imprenditoriali del capoluogo e della regione «che potevano concorrere alla gara - aggiunge l’esponente di Forza Italia, già presidente della Commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama - con tutta la loro capacità collaudata da anni».
L’ex presidente della Fiera, Franco Gattorno, parla di decisione obbligata per motivi di urgenza. Il Salone Nautico incombe.
«È vero, si doveva agire con particolare sollecitudine. Ma da qui a confezionare un bando che automaticamente esclude le aziende del territorio ce ne corre».
Andiamo con ordine.
«La Fiera è una società a tutti gli effetti di diritto privato, anche se partecipata da istituzioni e amministrazioni pubbliche. Poteva indire, come ha fatto del resto, una gara cosiddetta anomala, scegliendo requisiti di ammissione molto elevati».
In particolare è successo che...
«... nel settore impiantistico e delle opere civili le imprese locali avrebbero avuto senza dubbio i requisiti adatti, ma nel settore della serramenteria si è creato il problema».
Si poteva rimediare?
«Volendo, certamente. Come ha fatto presente fra gli altri il presidente dell’Assedil, l’associazione dei costruttori edili Marcello Marzini, si poteva concedere un supplemento di tempo per consentire ad alcune piccole e medie imprese di mettersi insieme e formare un’Ati, associazione temporanea di impresa, in grado di assolvere a tutte le specifiche del bando».
Non è stato così.
«Infatti, la Fiera ha accampato esigenze di urgenza. Ma se riconosco che questa posizione si inquadra nel rispetto della legge, devo anche dire che mette all’angolo le capacità di tante aziende locali che sarebbero state perfettamente all’altezza del compito di ristrutturare il padiglione B».
Oltre tutto, l’ammontare della commessa è particolarmente allettante.
«Parliamo di 35 milioni di euro, mica poco. Tanta manna per un settore, come quello delle costruzioni civili in genere che, con i chiari di luna mostrati dal centrosinistra, non promette di avere molte opportunità».
Si può parlare dell’ennesimo favore alle cooperative?
«Non si tratta di favore.

La gara è stata perfettamente regolare, le procedure sono state rispettate, tutto si è svolto in maniera legittima. Ma il punto è un altro. È stata fatta la scelta migliore per la Fiera e per la città? Vorrei che ci si interrogasse su questo».

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