Ecco come i «portoghesi» rubano 80 milioni l’anno

Controlli colabrodo. Le campagne della Metrebus contro i «portoghesi» hanno maglie molto larghe attraverso le quali filtrano in quantità extracomunitari, zingari, barboni, ma anche molti romani di tutte le età. Molti entrano senza biglietto passando attraverso le uscite, spesso a pochi metri dai controllori. Altri approfittano della distrazione degli addetti, spesso impegnati in gruppo in caso di contravvenzioni. Altri semplicemente tirano dritto, in alcuni insultando e aggredendo i controllori, che non possono reagire né trattenerli.
Martedì 16 gennaio, ore 16.15, stazione Flaminio. Al varco abbonati, un ragazzo e una ragazza della Metrebus controllano i titoli di viaggio. A meno di 10 metri da loro, un uomo, una donna e una ragazzina entrano dai cancelletti di uscita, privi di tornelli, con tutta calma, evitando l’eventuale controllo ai piedi della scala di accesso alla banchina. «Sì, lo sappiamo che tanti entrano da lì», dice il giovane controllore Metrebus al varco abbonati. «La guardia giurata, però, può presidiare solo un’uscita per volta. So che stanno per installare dei tornelli come allo stadio. Ma chi vorrà passerà pure allora!»
Giovedì 18 gennaio, stazione Furio Camillo, ore 18.15. Ci imbattiamo nell’unico controllo all’uscita di una stazione, nel corso di oltre venti sopralluoghi. Nessuno, però, verifica il possesso del nostro titolo di viaggio. L’intero gruppo sembra impegnato a dare spiegazioni in inglese maccheronico e gesti a un ragazzo di colore. La guardia giurata osserva la scena dalla porta socchiusa del box, scuotendo la testa. «Tanto, l’80% di loro le multe non le paga. A che serve farle se non hanno nemmeno il permesso di soggiorno e un domicilio?»
Subito dopo, un giovane italiano reagisce malamente alla sanzione: urla verso il controllore, gli chiede l’identificativo. L’intervento di un’ispettrice di passaggio e della guardia giurata calmano le acque. «Noi in realtà - ci confida il metronotte - non possiamo fare più di tanto. Non abbiamo l’autorità di trattenere chi non vuole farsi identificare, perché rischiamo una denuncia per sequestro di persona. Dovremmo chiamare il 113». Ma, ci confessa un giovane addetto Metrebus, quando polizia e carabinieri arrivano - se arrivano - spesso il viaggiatore abusivo si è già dileguato.
Alla stazione Termini è consolidata la pratica di entrare dalle uscite, particolarmente ampie, prive di tornelli e divise da cancellate e transenne dalla postazione di controllori e guardie giurate. La presenza di scale fisse permette, poi, ai «portoghesi» di tornare indietro in caso di presenza di un controllo nei corridoi sotterranei. Per coloro che prendono la metro B non c’è nemmeno questo pericolo, perché i controllori di solito si posizionano davanti alle ultime scale per la metro A. Giovedì 25, alle 17.30, a conferma di ciò, un uomo coi capelli brizzolati entra correndo dall’uscita e sale sulla metro B appena arrivata in stazione. Un giovane extracomunitario entra tranquillamente dalla stessa uscita digitando sul telefonino. «Entrano contromano? Lo sappiamo, ma anche se li vediamo non facciamo in tempo a rincorrerli», si giustifica un controllore a lato del varco abbonati. «Ma prima o poi incappano in qualche controllo, li conosciamo, sono sempre gli stessi.

E poi, da marzo, ci hanno detto, tutto cambierà: metteranno dei nuovi tornelli sia all’entrata che all’uscita e nessuno entrerà più senza biglietto». E nelle casse della Metrebus entrerebbero così, oltre 80 milioni di euro all’anno che, attualmente, restano nelle tasche di legioni di «portoghesi».

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