Essere famosi è pericoloso in Algeria. La musica è pericolosa in Algeria. Divertirsi è pericoloso in Algeria. Il divo nordafricano Khaled, lindiscusso re del raï - uno dei generi più importanti del folk arabo - incarna questi tre concetti e ne ha fatto un tratto distintivo e caratterizzante del suo essere artista. Il prossimo 7 febbraio il musicista algerino arriva a Roma con la sua banda, (Sala Santa Cecilia del Parco della Musica, ore 21) per presentare il suo nuovo lavoro «Ya-Rayi», uscito dopo quattro anni di silenzio discografico. Cantato interamente in arabo, il disco ripropone un Khaled che torna alle tradizioni spaziando tra sonorità raï e quelle tipiche dei cabaret di Orano, folklore algerino con testi che trattano delle problematiche della società e della politica. Insieme a Natacha Atlas, Tarkan e pochi altri, Khaled può essere considerato uno dei più efficaci interpreti del sodalizio tra tradizione arabo-orientale e disco occidentale. Unoriginale alchimia fra funk, reggae e musica araba nella musica di Khaled, che ha guidato la trasformazione del raï da genere locale a tendenza mondiale, conquistando il ruolo di interprete di punta della «world music». Nato in Algeria ma trasferitosi presto in Francia, Khaled è il padre del genere raï. I suoi testi si alternano tra la prima e la seconda lingua algerina, ovvero il francese importato con la colonizzazione, e larabo. La musica di Khaled risulta essere un variopinto cocktail sonoro che si completa con le influenze di artisti quali i Beatles, Elvis Presley, James Brown, Johnny Hallyday e Bob Marley. «La musica raï nasce come musica folkloristica di Orano, la mia città natale - ha spiegato lartista - Räi è una musica che inneggia alla libertà, allamicizia, allamore. Questa musica infastidiva i ben pensanti, e addirittura negli anni 80 non veniva trasmessa alla radio, non si ascoltava in famiglia perché considerata troppo spinta. Ecco perché è diventata simbolo di ribellione».
Celebre anche per il suo impegno per la pace e il dialogo fra israeliani e palestinesi, Khaled ha duettato in Imagine di John Lennon proprio qualche anno fa al Colosseo con la vocalist israeliana Noa. «Io sono estremista della pace, della vita e dellamore - racconta - Sono musulmano e dico che Allah non ha mai lanciato messaggi di odio».Ecco Khaled, messaggero di pace al ritmo del raï
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