«I veri provinciali? Sono quelli che fanno di tutto per non sembrarlo...». Lui, Enrico Bafico, nato qualche giorno dopo l8 settembre per caso (o forse per destino) a Borgo San Dalmazzo, ama Genova, non certe sue piccole mentalità. Così lartista, laureato in filosofia, pittore e scultore, da via Luccoli approda alla Biennale di Venezia scelto dal filosofo Anacleto Verrecchia. Il meccanismo è quello indicato dal critico darte Vittorio Sgarbi che ha chiesto a duecento intellettuali italiani di portare un artista alla Biennale. E Verrecchia ha scelto Bafico, che a sua volta ha deciso, alla faccia del provincialismo, di mettere sul palcoscenico più importante proprio il nostro porto e la lanterna. Una Genova immaginifica, colorata, alla maniera dellartista che è molto noto, soprattutto oltre Appennino: il quadro, che vedete riprodotto a fianco si intitola «Attesa» ed è del 2002.
La famiglia Bafico è originaria di Santa Margherita Ligure, ma è la seconda guerra mondiale che la porta in quel di Borgo San Dalmazzo, in provincia di Cuneo, dove il padre di Enrico, avvocato, viene richiamato alle armi con il grado di maggiore. Il figlio scopre presto la vocazione artistica e dopo il diploma al Liceo Classico, si iscrive allaccademia Ligustica, ma frequenta con successo anche la facoltà di Filosofia laureandosi con una tesi di Estetica.
La tensione a sperimentare sempre nuovi linguaggi porta Enrico Bafico a spostarsi a Carrara dove impara a lavorare il marmo con ottimi risultati che lo condurranno presto a essere riconosciuto anche come affermato scultore.
Ma sono la pittura e la ricerca sui colori e le forme che lo consacrano definitivamente come artista. Nel 1994 tiene la sua prima personale alla galleria Valente di Finale Ligure, nel 1995 partecipa a diverse collettive. È presente ad Artefiera di Bologna nel 1995, nel 1996 e nel 1997, mentre nel 1996 tiene una personale alla galleria Spezia di Essenza Contemporanea di Torino e partecipa a «Artissima», fiera darte contemporanea.
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