Fabio Fazio si sente «precario». Lo ha rivelato in un’intervista a Repubblica. Un precario molto particolare, bisogna dire. Impiegato da 28 anni in Rai, contratto triennale appena rinnovato, compenso di quasi due milioni a stagione, inedito permesso di collaborare con una rete concorrente (La7) al fine di realizzare, in coppia con Roberto Saviano, la nuova edizione di Vieni via con me. Condizioni capestro, che rendono la vita intollerabile al povero Fabio. Il quale si lamenta e si lamenta e si lamenta. Prova «delusione» e «desolazione» perché nell’azienda pubblica c’è «una luce cupa». Peggio, «tutto è deprimente». Tranne l’inizio di Che tempo che fa, previsto per oggi su Raitre, in singolare coincidenza con le dichiarazioni concesse al quotidiano diretto da Ezio Mauro.
La vicenda Dandini, in partenza da Raitre per altri lidi, ha buttato giù il presentatore, il quale, nonostante le avversità, promette di non deflettere dai suoi «principi». E quali sarebbero? A esempio, rendere la tivù pubblica «un luogo del confronto, dello scandalo intellettuale, dove tutti possono esprimere le proprie opinioni». Ma «tutti» chi? Beh, nella prima puntata ci sarà il leader della Cgil Susanna Camusso, tanto per non dare una impronta militante alla trasmissione. Ma quale «scandalo intellettuale» poi? L’unico «scandalo» è il modo in cui Fazio liscia il pelo all’ospite di turno, evitando ogni vera domanda. Persino Nanni Moretti glielo ha fatto notare: «Lo dici a tutti quelli che vengono da te, che sono il tuo mito! Lo dici sei volte la settimana!». Ma «confronto» di cosa? Invitare ogni tanto qualche politico di destra, da esibire come un panda, sarebbe «confrontarsi»? Un’idea della «libertà» secondo Fabio Fazio è stata fornita al Giornale qualche settimana fa dal comico Maurizio Milani, ex collaboratore del programma dal quale è stato lentamente ma inesorabilmente cancellato: «Una volta, per Che tempo che fa, avevo scritto uno dei miei pezzi surreali, tipo io che invito Giovanna Melandri al McDonald’s per un caffè e lei sviene. In redazione mi chiedono: al posto della Melandri puoi mettere la Prestigiacomo?». Nell’intervista, c’erano accuse anche più gravi. Mai smentite.
Certo che il milionario-precario Fazio deve condurre un’esistenza tribolata. Non è la prima volta che Repubblica raccoglie un suo sfogo. E sempre in occasione di un contratto da firmare o di uno show da lanciare... In giugno aveva vergato una lettera in cui affermava, preoccupatissimo, che la Rai non aveva intenzione di lasciargli fare Che tempo che fa. Una missiva sconsolata al punto da indurre alla mobilitazione l’intera sinistra. Risultato: squadra confermata e lauto rinnovo con diritto di tradimento con altra emittente. Un successone, altro che depressione. Nell’autunno 2010 anche la polemica su Vieni via con me si risolse nello stesso modo. Intervistona su Repubblica dal titolo eloquente: «Garanzie serie o salta tutto». Non saltò niente. Fazio e Saviano fecero come pareva a loro, e dopo aver accusato la Lega Nord di connivenza con la ’ndrangheta, si stupirono, proprio loro paladini del dibattito, che il ministro Bobo Maroni, leggermente infuriato perché in prima linea contro la criminalità, chiedesse (addirittura!) il diritto di replicare. Da scolpire nella pietra a futura memoria il Saviano-pensiero espresso in quell’occasione: «Noi non facciamo un programma politico.
Dice Fazio che «oggi pensare che qualcuno sia in buona fede (in Rai, ndr) è ingenuo». Vale anche per lui e per le sue interviste a orologeria.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.