Sul fronte delle complicazioni, quella cronografica ha sempre avuto il ruolo da protagonista nelle strategie produttive delle aziende di orologeria, in ogni fascia di mercato. Ricordiamo che l'invenzione del cronografo è da ascrivere all'orologiaio parigino Rieussec, il quale nel 1821 fece brevettare uno strumento dall'aspetto decisamente curioso, che registrava con l'inchiostro intervalli di tempo su di un quadrante rotante. In effetti, questo misuratore del tempo non era molto pratico e, così, dieci anni dopo, ci pensò l'austriaco Joseph Thaddäus Winnerl, già stretto collaboratore del geniale Abraham-Louis Breguet, a inventare il primo orologio da taschino dotato di «secondi indipendenti»: la lancetta dei secondi indipendente poteva essere avviata e arrestata ogni volta che si voleva, senza influenzare il meccanismo dell'orologio. Fu, poi, l'orologiaio svizzero Adolphe Nicole a mettere a punto il sistema di azzeramento istantaneo della sfera dei secondi, a partire da qualsiasi posizione, grazie a una piccola camma a forma di cuore (brevettata nel 1844).
Con questo era divenuta realtà ciò che, al giorno d'oggi, viene chiamato comunemente cronografo, ma che dovrebbe chiamarsi, correttamente, cronoscopio: un apparecchio che visualizza, ma che non scrive il tempo.
Ecco come la lancetta è in grado di spaccare il secondo
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