Viva l’Italia! Difficile, molto difficile, sentire oggi un ragazzo di quarant’anni, perché a quarant’anni si è ancora ragazzi, dire «Viva l’Italia!». Semmai un ragazzo può esultare «Forza Italia», o lamentarsi «Che Italia!», o minacciare «Via dall’Italia!». Ma gridare «Viva l’Italia!», no. È qualcosa che sa di retrò, lo possono fare, al massimo, i nostri vecchi, gli ultimi partigiani o saloini sopravvissuti, gente - non a caso - che per l’Italia, a ragione o a torto, ha rischiato la vita.
Ecco perché un ragazzo di quarant’anni o poco più che dice «Viva l’Italia!» dimostra di avere un bel coraggio intellettuale. Aldo Cazzullo, giornalista e scrittore di quarant’anni o poco più, l’ha detto e ripetuto per 150 pagine, casualmente tanti sono gli anni dell’unità nazionale, nel suo libro non casualmente intitolato Viva l’Italia! (Mondadori), il cui sottotitolo, se possibile, rivela ancora più audacia, o impudenza: «Risorgimento e Resistenza: perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione». Un libro che non piacerà ai leghisti, né ai «sudisti», né agli ex e ai post camerati, né ai nostalgici «asburgici», né agli storici revisionisti, né ai politici - destinati a fare una pessima figura davanti a certi eroi italiani - né ai ragazzi - la maggior parte dei quali per capire cosa significano le parole «Risorgimento» e «Resistenza» devono prima andare su Wikipedia. E proprio perché non piacerà a tutta questa gente è un ottimo libro.
Aldo Cazzullo nel suo volume dal titolo così fastidiosamente anticonformista nella sua apparente retorica, racconta “vecchie” storie: da quella dei «meravigliosi studenti di Pisa» partiti volontari nel 1848 per fare la guerra all’Austria, e che finirono maciullati, fino a quella (che apre il libro, commovente) degli ufficiali dell’esercito italiano fucilati nella primavera del 1944 al poligono del Martinetto a Torino, che cercano di discolparsi a vicenda davanti al tribunale che li accusa e al momento della condanna a morte, gridano: «Signori ufficiali, in piedi: Viva l’Italia!». Vecchie storie, ma che fanno correre i brividi.
Brividi di emozione per un passato glorioso spesso dimenticato e brividi di stupore per un presente imbarazzante altrettanto spesso da dimenticare.
Inviato speciale a caccia di piccole storie di amor patrio dentro la grande Storia Patria, Cazzullo da una parte dimostra, purtroppo, come davvero il Risorgimento e la Resistenza non siano più «di moda», il primo considerato «una cosa da liberali», la seconda «una cosa di sinistra», entrambi comunque roba da studiosi. Dall’altra, nell’ultima parte - pars costruens che lenisce i mali della pars destruens - con un moto d’orgoglio davvero nazionale l’autore si ricorda, e ci ricorda, che il nostro, fuor di retorica, è comunque il Belpaese, un Paese che si chiama Italia e che ha molto più dei 150 anni dell’unità: il Paese di Petrarca, di Tiziano, di Caravaggio... il Paese che, qualsiasi sia il tuo credo politico e qualsiasi sia la tua appartenenza regionale, ti concede il privilegio di percorrere la Grande Galerie del Louvre, il più famoso museo del mondo, e camminare per quasi un chilometro «tra centinaia di quadri di commovente bellezza, e pensare che non ce n’è uno, uno solo, che non sia stato dipinto da un italiano».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.