I caduti di Kabul venivano da Siena, la mia città, dove erano di stanza con la Folgore. Posso immaginare la dolcezza della loro vita, nel tempo libero, prima di partire per lAfghanistan. Forse non era molto, quel tempo libero, laddestramento militare per un corpo così devessere simile alle fatiche che vediamo solo in certi film americani sui marines.
Dopo laddestramento e la vita di caserma, ecco tutto lincanto di Siena a disposizione, sulla collina una volta arroccata e ora aperta alla campagna toscana, mai troppo calda destate, mai troppo fredda dinverno, paradiso di pittori, poeti e turisti. Li vedo, passeggiare - a gruppi o da soli nellOrto di Santa Barbara o nelle strade medievali oggi addette allo struscio, magari in via dei Banchi di Sotto, dove le vetrine dei negozi sono spesso una scusa per occhieggiare non visti chi passa: le ragazze di Siena, che arrivano da tutta Italia e da tutto il mondo per luniversità, piene di voglia di studiare e altrettanta di divertirsi. Quanti ne ho visti di corteggiamenti allegri di quei giovani uomini che, anche in borghese, si riconoscono subito per laria atletica e il portamento necessariamente spavaldo. E a sera, via, lamorosa schermaglia prosegue nei pub, davanti a una birra o a una coca-cola, la musica tosta, e lallegria di pensare che si finirà in buona compagnia, magari nei giardini della Lizza o, più discretamente, fuori Porta Ovile.
Il peggio che ti può capitare, a Siena, città ordinata e tranquilla, è una rissa con i contradaioli, se proprio vai a cercartela nei giorni e nelle contrade sbagliate. Chi conosce appena appena i riti del Palio, però, sa sempre capitare nella contrada giusta al momento giusto, quando sconosciuti e sconosciute ti abbracciano e ti baciano come un fratello. Avranno, i soldati della Folgore, partecipato anche alla festa barbarica e graziosa del Palio, quando la più bella piazza del mondo (campanilismo, ebbene sì) si riempie allinverosimile per una guerra trasformata in corsa pazza di cavalli.
Finché arriva il momento, arriva presto, di partire. Per i monti dellAfghanistan, dove ogni roccia può nascondere un agguato. O per Kabul, dove ogni automobile può essere una bomba che ti esplode in faccia, così micidiale da sfondare anche le corazze dacciaio ben temperato dei mezzi da combattimento.
È quello che è successo ieri ai dieci ragazzi feriti o uccisi in piena città, durante un trasferimento. Si erano persi entrambi i Palii, e unestate in fiore, per andare in quellinferno di polvere, fango, tensione pericolo, vicinanza alla morte, ogni ora ogni secondo della giornata e della notte. Da Piazza del Campo alla Massoud Circle. Pensando quanto sarebbe stato bello, in novembre, tornare a casa in licenza, in famiglia, e poi di nuovo a Siena, per un altro turno di esercitazioni e allegrie.
Attenzione, però, questo non è un articolo di colore, ma di dolore.
Dolore per quel sangue versato e buttato in strada come acqua sporca. Dolore e pietà, sì, ma anche la coscienza che gli uomini della Folgore avevano scelto e voluto correre quel rischio. Tutti erano e sono abbastanza giovani da essersi arruolati in quel corpo speciale in anni nei quali lItalia è da parecchio impegnata in «missioni di pace» nei posti più pericolosi del mondo. E sapendo benissimo che, se per loro e per noi sono missioni di pace, per molti in quei Paesi arrivavano come nemici: da abbattere alla cieca, come si fa solo in guerra. Chi è caduto ieri sapeva di avere di fronte nemici decisi a uccidere, terroristi, attentatori suicidi che non hanno mai sentito parlare delle convenzioni di Ginevra o dellOnu e dei codici non scritti di guerra. E sapevano, i nostri, di avere ogni azione limitata e vigilata dalle «regole di ingaggio». Pur essendo tanto equipaggiati e armati, finivano per essere più indifesi di un avversario vestito di cotone.
Sono partiti lo stesso, perché questo era il loro lavoro, la loro missione, la loro scelta, lordine ricevuto. Spirito davventura? Furore bellico? Vera fiducia nella «missione di pace»? Tentazione di un guadagno difficilmente ottenibile in patria (130 euro al giorno...)? Di rado mente e cuore di un uomo sono così semplici da contenere un motivo solo.
Di certo, sono partiti cantando e torneranno avvolti in una bandiera. E di certo non capirebbero, oggi, quanti usano la loro morte per dire basta, andiamocene dallAfghanistan, tutti a casa. Loro lavevano messa in conto quella morte, sapevano che lesercito, lo Stato, potevano disporre di loro nella disciplina delle caserme come sulle polveriere irachene o afghane.
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