«Ecco la mia giornata di bidella-fannullona»

«Per favore non fate il mio nome». Silvia C. è spaventata. Fa la bidella da dieci anni e ne ha di aneddoti da raccontare. Però chiede l’anonimato per non attirare le ire di molti colleghi a cui non piace che la situazione possa cambiare. Silvia, infatti, ammette che in molti casi il ministro Gelmini ha ragione. «Soprattutto nelle scuole elementari e medie i bidelli fanno poco. Basterebbe organizzarsi meglio e le pulizie si potrebbero garantire dall’interno».
Silvia, lei ha svolto il suo lavoro per qualche anno in una scuola elementare vicino Roma. Quali erano le sue mansioni?
«Esclusivamente lavoro di sorveglianza».
Cosa significa esattamente?
«Io, come altri miei colleghi, stiamo seduti nei corridoi in attesa di qualcuno che ci chiami. Per esempio, un bambino che sta male e deve aspettare fuori dall’aula la mamma che viene a prenderlo».
Ma almeno accompagnate in bagno i bambini, quando escono dalla classe da soli?
«No, no, in bagno ci vanno da soli, ormai sono grandicelli. Noi stiamo in corridoio e se il bambino ha bisogno ci chiama».
E quando si devono lavare le mani prima della mensa?
«A quello ci pensano le maestre, Noi però stiamo nei paraggi, non si sa mai».
È un po’ un ruolo di comparse, non crede?
«In un certo senso sì. Interveniamo solo se c’è qualcosa che non va».
E non avete altri compiti precisi?
«Asciughiamo in bagno se c’è acqua per terra e siamo presenti all’uscita dei bambini da scuola».
Li accompagnate voi dai genitori?
«No, ci sono le maestre, noi facciamo presenza».
Non le sembra un po’ pochino?
«In effetti sì, però guardi che noi prendiamo pochissimo, neanche 1000 euro al mese per 36 ore di lavoro».
Però avete tanto tempo libero.
«Sono ore vuote che non puoi utilizzare in altro modo. Dobbiamo restare nella scuola e fare presenza».
D’accordo ma non vi annoiate a fare quasi nulla?
«L’accordo è questo, alle elementari noi bidelli siamo tenuti a fare sorveglianza. Alle pulizie ci pensano le aziende esterne».
E quando state nei corridoi come ingannate il tempo?
«Leggiamo i giornali, chiacchieriamo. Andiamo a prendere il caffè. Insomma, si aspetta la fine della giornata».
E qualcuno ne approfitta?
«Ricordo che qualcuno si portava i fagiolini da casa per pulirli mentre se ne stava seduto in corridoio dietro un tavolo. Altre colleghe erano attrezzatissime: portavano ferri e lana per fare maglioncini».
Magari dei bidelli approfittano per uscire a fare la spesa.
«Può capitare, come capita in tutte le amministrazioni pubbliche. Qualcuno batte la fiacca, non c’è dubbio. Ci sono bidelli buoni e bidelli cattivi».
E lei si sente una bidella buona?
«Io alle elementari ho sempre fatto il mio dovere. Ma mi rendo conto che avrei potuto fare di più».
Come le pulizie del suo piano?
«Sì, avrei potuto svolgere questo compito senza difficoltà. Solo le aule non avrei potuto pulirle, perché bisogna intervenire alla fine delle lezioni. E io uscivo alle quattordici tre volte la settimana, solo due volte alle diciassette. Bisognerebbe cambiare il turno a qualche bidello per garantire la pulizia delle aule. Per il resto si può fare. Il tempo c’è».
Dunque dà ragione al ministro Gelmini quando vi chiede di tenere pulita la scuola oltre che a fare sorveglianza?
«Il ministro ha ragione ma deve anche pensare che oltre ad aumentare le mansioni va aumentato anche lo stipendio».
Lei però ora lavora in un liceo e le pulizie le fa allo stesso stipendio.
«Pulisco il corridoio del mio piano, faccio fotocopie, ho altre mille incombenze. Altri colleghi lavano le aule, insomma, qui puliamo tutto noi. Inoltre lavoriamo pure il sabato».
Dunque è una questione di organizzazione?
«Sicuramente, il dirigente scolastico è molto in gamba».


Secondo lei la scuola è tenuta meglio se le pulizie vengono svolte dai bidelli o dalle imprese di pulizia?
«Dai bidelli, non c’è dubbio. Anche perché noi ci assumiamo la responsabilità direttamente. E quindi cerchiamo di fare le cose per bene. Altrimenti sono richiami».

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