Ecco il piano del Tesoro nel 2012: puntare tutto sui "Bot people"

Oggi e domani ultimi Btp day, da gennaio 450 miliardi

Ecco il piano del Tesoro nel 2012: puntare tutto sui "Bot people"

Milano - Con l’aria che tira, tra gli spifferi mortiferi dello spread e i venti gelidi di recessione, il Tesoro si prepara ad affrontare il 2012 con l’elmetto ben calato in testa. La missione, se non di quelle impossibili, è quantomeno complicata: collocare 450 miliardi di titoli di Stato nel corso del 2012, di cui poco meno della metà già entro aprile. Cercansi acquirenti, per la verità mai mancati finora. Se possibile, però, con minori pretese in termini di rendimenti. Quel galleggiare attorno all’attuale 7% non è infatti sostenibile: vanifica una manovra già depressiva, e rischia di rendere necessarie ulteriore misure correttive.
Così non va. Ecco perché a Via XX Settembre sono già state predisposte le contromisure per l’anno prossimo, con una strategia a doppio binario contenuta nelle «Linee guida della gestione del debito pubblico per il 2012». Da un lato, si cercherà di coinvolgere di più i piccoli risparmiatori con l’offerta di un bond nuovo di zecca (la cui scadenza è però ancora da definire) che potrà essere acquistato direttamente attraverso il Mot, il mercato elettronico regolamentato dedicato agli investitori retail. In sostanza, si potrà far shopping saltando il tradizionale canale bancario. E con l’eliminazione di un passaggio, è possibile che l’invito di Mario Monti ad acquistare Italia venga meglio ascoltato. Insomma: si spera nel ritorno dei Bot people, in passato supporter fedelissimi (ma anche allora l’appeal era dato dai rendimenti) del debito della Repubblica italiana. Lo stesso ministero sembra dare molta importanza al new bond, che sarà sostenuto da una sorta di grancassa pubblicitaria.
L’atto di fiducia sulla solvibilità del nostro Paese dovrà però venire soprattutto dagli investitori istituzionali. Non a caso, il calendario delle emissioni potrebbe subire alcune modifiche. In particolare, l’offerta di Btp con scadenze superiori ai 10 anni (cioè a 15 e 30 anni), ipersensibili alla volatilità spesso schizofrenica del mercato, verrà valutata con attenzione. Non solo. Il Tesoro intende muoversi avendo, per così dire, le spalle coperte. Come? Modulando i collocamenti, così da rispettare le esigenze degli investitori nazionali e internazionali di peso. Come, per esempio, i fondi pensione e le assicurazioni. Un’azione su misura che richiederà, di volta in volta, «un’ampia consultazione con i soggetti di mercato».
Spazio al dialogo, dunque. Al resto dovrà provvedere il mercato, chiamato fin da oggi a emettere un primo verdetto in occasione dell’asta di Bot per 9 miliardi e di Ctz per 1,5-2,5 miliardi. L’appuntamento più delicato è però per domani, con l’asta di Btp per 9 miliardi. In tutto, una ventina di miliardi con cui il Tesoro archivierà l’annus horribilis 2011. Vista la delicatezza dei due collocamenti, ieri le Borse hanno tirato il freno. A cominciare da Piazza Affari, scesa dell’1%, a causa degli scivoloni di Fonsai e dei titoli bancari. Ma è la temperatura dello spread che continua a preoccupare. Ieri il differenziale tra Btp e Bund si è arrampicato fino a quota 520, per poi scendere a 505 punti, consentendo al rendimento dei decennali di tornare sotto la soglia critica del 7%. I livelli restano comunque da allarme rosso. E ora è evidente il mancato contributo delle banche al calmieramento degli spread. Per rendersene conto, basta una cifra: 412 miliardi di euro sono stati «parcheggiati» dagli istituti di credito presso la Bce, un record dall’introduzione della moneta unica. La storia insegna che tanto minore è la fiducia reciproca tra le banche, tanto maggiore è la somma depositata nei caveau dell’Eurotower.

Un segnale di sfiducia ancor più grave se si considera che, poco prima di Natale, la banca guidata da Mario Draghi (nel tondo) aveva deciso di iniettare 500 miliardi di liquidità nel settore bancario. Un fiume di denaro che non solo non è stato impiegato per acquistare bond, ma neppure per aiutare imprese e famiglie. Un altro schiaffo alla crescita, un altro assist alla recessione.

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