Eleonora Barbieri
È la prima navicella spaziale italiana: dopo quattro anni di lavoro l'Usv-1 è pronto al volo, che avverrà in estate dalla base di Trapani Milo. Il velivolo, realizzato dal Centro di ricerche aerospaziali di Capua è il primo prototipo dell'Unmanned space vehicle, il veicolo spaziale senza pilota: nel suo futuro ci sono i lanci orbitali e i voli ipersonici intercontinentali, a una velocità di 8-10mila km/h, oltre dieci volte quella degli attuali aerei civili. Roma-New York in due ore, superando l'atmosfera in un continente e rientrando dall'altra parte, in assoluta sicurezza.
«Più che un velivolo è un laboratorio volante - racconta Sergio Vetrella, presidente del Cira e dell'Asi, l'Agenzia spaziale italiana - utile per una serie di esperimenti in termini aerodinamici, di struttura e, soprattutto, per quanto riguarda le tecnologie di rientro in atmosfera». L'obiettivo è un mezzo il più possibile manovrabile, che riesca a «volare» durante il rientro, la fase più difficile e pericolosa, anziché «cadere come una pietra», come nel caso dello shuttle.
Il lancio di quest'estate - che sarebbe dovuto avvenire già in gennaio, in Sardegna, ma è stato cancellato perché la Regione non ha dato il permesso - è un primo passo in questa direzione: l'Usv-1 volerà da una quota di 25 chilometri, sganciato da un pallone stratosferico; dopo una prima accelerazione, dovuta alla forza di gravità (il prototipo non ha motore), si apriranno i paracadute e il velivolo atterrerà in mare, per essere poi recuperato e riutilizzato in altri quattro voli. «Il cuore della missione è nei due minuti di manovra transonica - spiega Gennaro Russo, responsabile del programma -, un momento delicato, vicino alla velocità del suono, in cui il computer di bordo dovrà dimostrare la capacità di adattamento alle condizioni ambientali». I dati registrati durante il volo (l'Usv è dotato di oltre 500 sensori) saranno inviati direttamente a terra, per essere poi analizzati: «Per quanto riguarda la fase transonica, gli elementi teorici a disposizione sono sempre troppo pochi - continua Russo -, perché è un passaggio denso di irregolarità: il volo ci aiuterà ad acquisire maggiori informazioni proprio in questo senso». La scelta del pallone stratosferico è dovuta soprattutto a ragioni economiche: in totale il lancio dalla base di Trapani Milo costerà un milione di euro, mentre per l'intero programma Usv saranno necessari 179 milioni, di cui 86 già finanziati dal Programma nazionale di ricerca aerospaziale.
Fra pochi mesi all'Usv-1 si affiancherà un gemello e la coppia sarà impegnata in una serie di test, fino a fine 2007. I primi lanci serviranno a studiare la fase finale di un futuro rientro in atmosfera; per i primi voli orbitali e sub-orbitali bisognerà aspettare il 2011, quando sarà pronto l'Usv-X, modello dotato di un motore di nuova generazione, a propulsore liquido, che sarà realizzato dall'Asi e testato al Cira: «Stiamo lavorando anche con i russi, ma ci vorranno almeno quattro anni - spiega Vetrella - e poi bisognerà integrare l'Usv a bordo del lanciatore europeo Vega». Il futuro Usv-X rientrerà in atmosfera a una velocità di 20mila km/h, dieci volte la massima attuale e una delle sue caratteristiche, oltre alla manovrabilità, sarà l'utilizzo di materiali innovativi: «Il naso del velivolo sfrutta il diboruro di zirconio, per garantire la protezione termica - spiega Russo -. È un ambito di ricerca in cui siamo particolarmente attivi: puntiamo a ottenere materiali in grado di sopportare temperature fino a 2000°C, contro i 1600 gradi tollerati dallo shuttle».
La sperimentazione ha un obiettivo più lontano: i voli transatmosferici, da un oceano all'altro, a velocità ipersonica, riducendo rischi e tempi di trasporto. Quando? «Non prima di 15 anni.
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