nostro inviato a Detroit
«La famiglia Agnelli considera Cnh un asset fondamentale del gruppo, assieme a Fiat Auto e a Iveco. Su questo non ci sono dubbi. L'arrivo di Marchionne ha rappresentato il fattore più positivo dellultimo periodo, travagliato da lutti e momenti sicuramente difficili per il gruppo. È un uomo che ha cambiato un sistema che evidentemente era da cambiare».
Dall'Auto Show di Detroit, Eduardo Teodorani Fabbri affronta con il Giornale uno dei temi più attuali per il Lingotto: il rilancio di Cnh, la divisione di macchine agricole e movimento terra di cui il giovane manager è corporate senior vice president. Figlio di Maria Sole Agnelli e Pio Teodorani Fabbri, vicepresidente di Ifil, Eduardo, 40 anni compiuti da poco, è in Cnh da un anno e mezzo. La società americana nata dall'acquisto di Case da parte di New Holland è presente in tutti mercati e, da mesi, al centro dell'attenzione dell'ad Fiat, Sergio Marchionne. Nei mesi scorsi sono state create quattro divisioni (CaseH e New Holland per il settore agricoltura, Case e New Holland per gli scavatori), «allo scopo di rendere più competitivi i nostri marchi e far crescere il valore dellazienda nei confronti degli azionisti», come ha spiegato recentemente l'ad di Cnh, Harold Boyanovsky. Per la divisione, intanto, si prospettano importanti sviluppi in due mercati fondamentali: la Cina, dove Cnh è socia del colosso Saic, e l'India, dove sono allo studio alcuni accordi.
Dottor Teodorani Fabbri, Cnh ha un peso rilevante nella Fiat...
«La società è quotata negli Usa e il Lingotto ne possiede l'84%. Cnh è un asset di peso in quanto ha portato e porterà utili al gruppo. Insieme a Iveco, nel momento di crisi dell'Auto, ha dato un grande apporto ai conti del gruppo».
Il 2005, per Cnh, è stato lanno della riorganizzazione, per dare più valore ai singoli marchi...
«Sono state create quattro business unit, ognuna con un proprio responsabile. Ora c'è una maggiore focalizzazione sullo sviluppo dei singoli brand. Case è molto forte in Usa, in Russia e si sta facendo largo in India e Cina; il gruppo New Holland è ben radicato in Europa. Il nostro più grande rivale è John Deere, azienda che ha un solo marchio conosciuto ovunque. Noi dobbiamo lavorare per rinforzare i brand Case e New Holland».
Attraverso quali strategie?
«Sono due e separate. Il trattore Case è adatto alle grandi proprietà, quello targato New Holland è su misura per chi cerca un prodotto più economico. Poi ci sono le vendemmiatrici, richieste dalle più importanti aziende del mondo. È stato appena siglato un accordo con Antinori di cui saremo i fornitori principali. In proposito, abbiamo clienti anche nelle zone vinicole pregiate americane».
E in Cina siete riusciti a conquistare qualche «grande cliente»?
«È un mercato che stiamo esplorando. I grandi clienti ci sono ma esiste anche un'infinità di piccole aziende che propongono articoli economici. Riteniamo che verso la fine del 2007 la situazione possa cambiare. In Cina siamo invece fornitori delle grandi aziende agricole dello Stato, strutture che arrivano ad avere fino a 1,5 milioni di dipendenti».
L'India è il mercato più grande del mondo. Come vi muovete?
«Anche qui, per ora, il mercato è concentrato sul basso di gamma. Stiamo lavorando per incrementare il contributo dei fornitori locali per i prodotti realizzati sul posto».
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