Roma

Ecco la task force antipiromane. Preso un uomo

Alessia Marani

Incubo piromane: convocata per stamattina alle 9,30 una riunione ad hoc del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. «Fermare il piromane» è questo l’unico punto all’ordine del giorno. Oltre duecento le auto e i motorini dati alle fiamme dall’inizio dell’estate. Le ultime l’altra notte al Torrino, dove sono bruciate due automobili, all’Alessandrino (una vettura) e all’Aurelio (una). «I cittadini sono preoccupati - ha scritto ieri il sindaco Walter Veltroni al prefetto Achille Serra, invitandolo a riunire il comitato -, l’opinione pubblica è disorientata di fronte al ripetersi in città degli episodi di vandalismo i cui autori sono rimasti finora ignoti. Per questo occorre rafforzare la collaborazione tra le diverse istituzioni e tutte le forze preposte alla tutela della sicurezza verso il comune obiettivo di contrastare questo così allarmante fenomeno». L’intenzione, dunque, è quella di mettere su una sorta di task-force antipiromane. Anche se gli elementi in mano agli investigatori farebbero ritenere che ad agire siano più persone: bande di giovani e giovanissimi incendiari che per spirito di emulazione si contendono «la piazza» finendo per tenere in scacco le forze dell’ordine e per seminare il terrore tra i residenti.
«Quello del piromane a Roma - spiega Marco Strano, psicologo e criminologo, presidente dell’Icaa, associazione internazionale di criminologia - è un caso decisamente atipico. Di solito si ha a che fare con squilibrati oppure, come accaduto in passato, con giovani che compiono atti distruttivi nei confronti di moto o scooter perché ne è stato negato loro il possesso. Oppure di episodi di stalking, cioè di molestie ossessive che finiscono in una specie di ripicca. Ecco così che spuntano ex mariti o fidanzati che bruciano le vetture delle compagne che li hanno abbandonati o dei loro parenti. Un fatto simile si era verificato all’Eur due anni fa. Oggi, invece, - aggiunge Strano - dal momento che a verificarsi sono più roghi quasi contemporaneamente e che le zone interessate dal fenomeno sono molto estese e spesso distanti fra loro, l’idea è che ad agire siano gruppetti di ragazzi. Manipoli di 3 o 4 maschi tra i 16 e i 25 anni, che si spostano velocemente da un luogo all’altro magari a bordo di scooter. I raid, poi, avvengono in quartieri abbastanza popolari: forse abbiamo a che fare con «bande» diverse che per emulazione danno vita a una serie di incursioni a catena». L’équipe di Marco Strano sta attualmente lavorando a un progetto di «geographical profiling». «Utilizzando un software ad hoc, il cui nome è Rigel - dice il criminologo - e inserendo tutte le coordinate spaziali dei roghi scoppiati in città, infatti, tenteremo di individuare un punto «sorgente» ossia di riferimento per ciascuna «batteria». Il che può essere l’abitazione di un piromane o la base logistica di un gruppo. Tutto ciò in collaborazione con l’americano Kim Rossmo, uno dei massimi esperti mondiali di simili ricerche tecniche».
Per gli inquirenti, intanto, il rompicapo dell’estate si fa sempre più difficile. «Innanzitutto - dicono gli esperti di Arma e polizia - bisogna distinguere gli episodi riconducibili alla stessa mano, separandoli dai casi isolati. Vale a dire: a Roma ci sono sempre state auto o moto bruciate. Non tutti i roghi sono riconducibili al piromane. Quindi, bisogna rintracciare tutti gli elementi comuni per arrivare a stilare un profilo del piromane. Si tratta di un’indagine non facile, soprattutto perché molto dispersiva. L’incendiario potrebbe colpire ovunque e in qualsiasi momento».


Ieri sera, intanto, i Rips della Polstrada hanno arrestato un piromane, il 40enne «padroncino» Giuseppe Gloriani, mentre appiccava il fuoco alle sterpaglie nell’area di servizio «Casilina esterna» del Grande raccordo anulare.

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