«Ecco tre buoni motivi per sostenere Musso»

di Tonino Bettanini

Votando Musso, il Pdl può cogliere tre obiettivi: 1. raddoppiarne come minimo i voti (e forse più: se si impegnerà a recuperare la quota di astensionisti che ha voluto punire il partito di Berlusconi e Alfano) e dando quindi al ballottaggio la consistenza di una battaglia, non il silenzio di una resa; 2. far crescere nel dibattito cittadino la cultura della fiducia e del riscatto (il tratto positivo della campagna di Musso) per riequilibrare la prospettiva che Doria interpreta: quella della città «chiusa», a cominciare dalle sue infrastrutture, la città che amministra l'orgoglio della sua diversità non per competere, ma per isolarsi; 3. proporsi alla città come protagonista di uno sviluppo fin qui mancato e contribuire a ricostruire con spirito di sacrificio e responsabilità la prospettiva di un'alternativa politica di cui Genova ha bisogno. E lo sanno anche molti elettori di Doria, ingessati dalla paura e dalla convenienza.
In queste tre ragioni il Pdl darà anche una risposta e una lezione a Musso. Un politico di lungo corso (in Consiglio Comunale dal 1987, qualche anno prima di quanto non recitino le sue biografie) e transitato attraverso Pli, Fi, Pdl, per simpatizzare poi con Fli e accogliere l'appoggio Udc in questa campagna elettorale. Una frenesia che è indubbiamente capacità di ascolto e di incontro con gli umori della gente, ma anche complicità con un'ambizione che lo ha certamente danneggiato in questa prima tornata. Se avesse infatti capitalizzato il lusinghiero 48% delle precedenti comunali e dalla miniera-trincea di Tursi avesse comandato la resistenza del centro-destra, si sarebbe a mio parere preparato a vincere questa volta. Complice certo l'impazzimento del Pd locale e nonostante il calo del vento nelle vele del centro-destra. «Rubando» invece, nel 2008, il posto nella lista del Senato a Renata Oliveri, una straordinaria civil servant di questa città, Musso ha compiuto due sbagli in uno. Ha tolto alla città e al fronte moderato un rappresentante di grande competenza ed esperienza, su Roma, monetizzando la sua fatica di candidato Sindaco con il seggio di Palazzo Madama. Migliora certo la sua futura pensione, ma non nel migliore dei modi per le aspettative dei cittadini ai quali si rivolge (con un certo disprezzo per i partiti: che lo hanno indicato ed eletto a Roma). Siamo certi non sia stata questa la ragione, la sua ragione, ma in politica - almeno nella buona politica - contano i fatti più che le intenzioni.
E proprio per questo il Pdl deve dimostrare di avere più a cuore la prospettiva di una ripresa della città e di una cultura del suo rinascimento, che non le ragioni, le ambizioni e le debolezze degli uomini. Che pure hanno segnato in negativo la fase che ha preparato la formazione delle liste.

Deve farlo anche e proprio perché il dato nazionale segna anche la fine della prospettiva del Terzo Polo e forse regala al Pdl un po' più di coraggio nell'ascriversi i meriti del bipolarismo (che le elezioni comunali così bene interpretano)e nel difenderlo con più convinzione e rispetto della propria giovane storia politica.

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