Ecco la vera storia della cena D'Alema-Tarantini

D'Alema si fermò tutta la sera e alla fine fece pure un comizio in cui difese l'ex assessore alla Sanità, oggi indagato. La vicenda ricostruita dalle intercettazioni. Ma Emiliano giurava: "Restò 5 minuti"

Ecco la vera storia della cena D'Alema-Tarantini

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica 

«D’Alema stava al numero uno, io stavo al numero due, seduta (...) e i Tarantini dopo di me», raccontava ridacchiando Lady Asl, al secolo Lea Cosentino, ora ai domiciliari, parlando al telefono con l’allora assessore vendoliano alla Sanità, Alberto Tedesco, indagato ma «volato» subito in Senato, sponda Pd. E il brogliaccio di quell’intercettazione inedita, risalente a due anni fa, riapre il sequel di «Indovina chi viene a cena» in salsa barese. Quella tavolata organizzata e offerta il 1° aprile 2008 dal Signore delle protesi, Gianpaolo Tarantini, al ristorante La Pignata di Bari, che vedeva seduti insieme all’imprenditore al centro delle inchieste pugliesi, politici locali del Pd, il líder Massimo e un bel manipolo di manager della sanità finiti indagati dalla procura di Bari, promette di essere un ricordo amaro per tanti. Soprattutto per Massimo D’Alema, appunto, ma anche per il sindaco di Bari Michele Emiliano. Tanto che su quella serata, quando l’estate scorsa esplose lo scandalo sulle magagne della sanità nella Puglia di Vendola, la parola d’ordine nel centrosinistra diventò «minimizzare». D’Alema non ricordava, anzi, ricordava di non aver nemmeno mangiato. Emiliano disse di aver fiutato la puzza, visto che lui Tarantini lo aveva indagato quand’era pm, e di aver aspettato l’arrivo di D’Alema per trascinarlo via dopo «dieci minuti, non di più». A leggere i brogliacci di quelle intercettazioni sembrerebbe però che il sindaco e il presidente del Copasir «ricordino» male, molto male.

La verità che emerge dalla trascrizione di «tutte» le conversazioni di quell’inchiesta è infatti diversa da come i protagonisti ce l’hanno raccontata. Sono telefonate tra l’ex assessore Alberto Tedesco - che alla cena non volle andare perché con i Tarantini era ai ferri cortissimi - e un po’ di amici. Una lettura interessante. Il primo botta e risposta è tra Tedesco e un uomo di nome Angelo.

Alberto Tedesco: «Ma tu ti rendi conto che vengo invitato, per altro lo vengo a sapere da altri, a una cena con D’Alema organizzata, e pagata, dai più feroci concorrenti dei miei figli, cioè dai Tarantini che sono dei banditi nati, che dovrebbero stare in galera e stanno ancora a piede libero in giro?».

Angelo: «Chi sono questi?».

Tedesco: «Sono fornitori. Fornitori che operano nel settore dei miei figli, che hanno utilizzato i metodi più delinquenziali del mondo, e fanno la cena a D’Alema. Adesso ho chiamato Panzarani perché mi ha chiamato (...) per dirmi che c’è questa cena. Ho detto, ma “scusa, fammi capire, c’è una cena di D’Alema con la sanità, sì con un po’ di management, qualche imprenditore, sai, organizzata dai Tarantini, da Gianpaolo e non so come cazzo si chiama quell’altro coglione del fratello”... ». Dopo la cena l’assessore oggi senatore parla con Vitangelo Dattoli, direttore sanitario e poi dg del policlinico di Bari (indagato proprio per la fuga di notizie sul coinvolgimento nell’inchiesta di Tedesco) che gli parla dei presenti all’incontro.

Dattoli: «Volevi notizie di ieri della cena con D’Alema?».

Tedesco: «Be’ ?».

Dattoli: «E be’ niente. Stava lui, il consigliere regionale, Emiliano e baresità varie, Tarantini... ».

Tedesco: «Uhm... ».

Dattoli: «Parecchi direttori generali... Cosentino (Lea Cosentino, l’ex dg della Asl Bari ora ai domiciliari, ndr), Tommaso Moretti (manager degli ospedali riuniti di Foggia, ndr), Colasante, il dottor Galasso, il dottor Abbaticchio, Lonardelli, Enzo Lattanzio (primario al Policlinico di Bari, ndr), Michele Pascone (direttore del reparto chirurgia plastica del Policlinico, ndr), Pasqualino Ciappetta (primario del Policlinico, perquisito e indagato per presunti favoritismi a Tarantini sulle protesi, ndr) Giannocolo, circuito commerciale merceologico, non se se mi... Bancale (Raffaele, primario a Putignano, anche lui indagato, ndr), l’ex marito di Silvana». Qualche dettaglio folkloristico sulla cena lo fornisce proprio Lea Cosentino, Lady Asl, sempre intercettata con Tedesco. Cosentino: «Allora ieri a questa cena c’erano tutti, dai direttori degli ospedali, primari ospedalieri, policlinico, Lattanzio, Pascone, che non ti dico eh, Gismondi... tutto l’universo mondo, Alberto, tutto. A me, io, D’Alema stava al numero uno, io stavo al numero due seduta, come puoi immaginare (ride) va bene».

Tedesco: «Sì... ».

Cosentino: «A un certo… no questa cosa te la devo dire che è carina, Lattanzio ha detto, fa il solito provocatore, perché “la sanità, il merito, bim bum bam, e della nostra sanità regionale che cosa dice, perché...”, si è alzato D’Alema e ha detto: “Io non parlo della sanità regionale senza gli amministratori regionali, l’assessore regionale che mi sembra una persona intelligente, capace... di che cosa stiamo parlando... posso dire della sanità nazionale”... e l’ha stoppato. Poi quando ha fatto il discorso eh, alla fine, sai alla fine che ha ringraziato, ha detto “io posso prevedere quello che succede a Lecce, quello che succede a Brindisi, quello che succede a Foggia, ma Bari è il nostro banco di prova, per la Puglia e per l’Italia”, e guardando dritto dritto Michele Emiliano, no? Che stava seduto di fronte... e poi alla fine ha anche detto, “noi dobbiamo vincere questa partita nazionale, non perdere la Regione”... che puoi immaginare le battute che ci sono state, no?, negli intermezzi, ti volevo informare, insomma della... ».

Tedesco: «C’era anche Vincenti?».

Cosentino: «Chi è Vincenti, Alberto?».

Tedesco: «Quello dell’Anthea, del gruppo Santa Maria».

Cosentino: «Lo sai che non lo conosco, io?».

Tedesco: «Non lo conosci?».

Cosentino: «Però c’erano tutti, ma c’erano direttori amministrativi, direttori sanitari, tutto il mondo c’era».

Tedesco: «E i Tarantini dove stavano seduti?»

Cosentino: «I Tarantini dopo di me... allora, c’eravamo D’Alema, io ho chiesto che stesse Enzo Valente (dirigente Asl Lecce, arrestato con Frisullo l’altro giorno, ndr) vicino a me... allora c’era D’Alema, io, Enzo Valente, Mimmo Colasanto, Michele Mazzarano (all’epoca vice di Emiliano alla segreteria del Pd, secondo Tarantini uno dei due politici percettori di tangenti, insieme a Frisullo, ndr) e tutti gli altri... e poi in cerchio tutti gli altri e di fronte Michele Emiliano con Pascone e quegli altri».

D’Alema insomma non avrà mangiato, ma secondo Lady Asl era seduto al posto d’onore, accanto a lei, al manager arrestato e a Tarantini. Emiliano era «di fronte», scambiava sguardi intensi con D’Alema che chiamava le armate a raccolta per vincere la campagna di Puglia, parlando due volte ai commensali. Mica male come bilancio per cinque minuti. Uno si immaginava il sindaco in piedi che aspetta nervosamente D’Alema per sussurrargli all’orecchio che star lì era «inopportuno», concedergli un rapido saluto ai presenti e scappar via. Ma il racconto della Cosentino, fresco di poche ore, disegna un quadro diverso, decisamente più conviviale, tra battute, chiacchiere e comizi. Eppure Tedesco, come abbiamo visto, non amava i Tarantini, e Lady Asl non aveva alcun motivo di calcare la mano sulla buona riuscita di una cena che all’assessore provocava gran mal di pancia. In fondo l’aveva detto pubblicamente anche Mazzarano, polemizzando con il sindaco Michele Emiliano, che nessuno era «scappato» via da quella cena. Tutti erano rimasti al loro posto. Tutti avevano mangiato e chiacchierato. Nessuno s’era preoccupato dell’imprenditore che pagò a tutti la cena. Ora le voci «rubate» dagli inquirenti ripropongono la solita doppia domanda.

Perché mentire su quella cena? E perché D’Alema ha sentito il bisogno di scrivere al Corriere della sera (il 10 settembre scorso) che «non ho mai avuto occasione di incontrare o frequentare» Tarantini quando oltre alla cena alla Pignata più testimoni parlano anche di una gita in barca a Ponza? E dei rapporti strettissimi tra Tarantini e Roberto De Santis, l’uomo-ombra di D’Alema, il presidente del Copasir ha niente da dire? 

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