Economia e finanza

Allarme a Berlino: la Germania scivola in recessione

La Germania scivola in recessione, colpita da caro-bollette e austerità. Cosa farà ora Scholz? Si teme il ritorno in forze della cura dell'austerità

Allarme a Berlino: la Germania scivola in recessione

Ascolta ora: "Allarme a Berlino: la Germania scivola in recessione"

Allarme a Berlino: la Germania scivola in recessione

00:00 / 00:00
100 %

La Germania è in uno stato di recessione tecnica dopo che i dati dell'Ufficio Federale di Statistica (Destatis) hanno comunicato i dati del Pil per il primo trimestre del 2023. Berlino ha perso lo 0,3% di Pil da gennaio a marzo rispetto al trimestre precedente, in cui aveva fatto segnare un -0,5% nel periodo ottobre-dicembre del 2022. Complessivamente, secondo i calcoli dell'ufficio studi di Ing guidato da Carsten Brzeski, sarebbe di un punto percentuale la crescita perduta complessivamente dall'inizio dell'estate 2022 a oggi per l'alta inflazione e il caro-energia.

Recessione tecnica, dunque, per Berlino e primi segnali di una natura vischiosa e continuativa delle crisi sistemiche che per il rincaro delle materie prime, la crisi delle catene del valore, lo scoppio della guerra russo-ucraina e il rallentamento dei commerci mondiali a seguito della frenata cinese hanno avuto effetto macroeconomici sostanziali. In quest'ottica, la Germania soffre particolarmente in quanto economia votata alla trasformazione industriale e al commercio i cui produttori hanno avuto grandi incertezze a seguito del caro-energia e dell'inflazione e il cui mercato interno è stato fortemente condizionato dalle sfide della coalizione di governo di Olaf Scholz per tamponare le bollette in volo.

A colpire duramente l'economia tedesca è infatti, in particolar modo, il calo dei consumi interni. Essi scendono dell'1,2% rispetto al trimestre precedente, mostrando una scarsa propensione alla spesa dei cittadini intimoriti dal carovita e da un'inflazione ancora al 7,2%. Piatte le esportazioni, locomotiva del Paese, che aumentano dello 0,4% e come riporta il Financial Times in Germania l'unico effetto-traino positivo per l'economia è un rimbalzo dell'attività edilizia, in aumento di valore del 3,9% sul trimestre precedente grazie al mite inverno visto da gennaio in avanti. Destatis comunica inoltre una produzione industriale inferiore dello 0,5% al pre-guerra in Ucraina a distanza di un anno (ma cresciuta del 2% sul trimestre) e un Pil tornato sotto il livello della soglia pre-Covid, questo mentre buona parte d'Europa inizia a riprendere la marcia.

"Alcuni economisti ritengono che un calo dell'inflazione e un'accelerazione della crescita dei salari, combinati con la forza del mercato del lavoro, aiuteranno l'economia a raggiungere una crescita tiepida nel resto di quest'anno", ricorda la testata della City di Londra. Ma la recessione da domanda stagnante rischia di non andarsene velocemente e, anzi, di creare un effetto contagio nel resto d'Europa. Una Germania che produce meno è una Germania che, al contempo, importa meno semilavorati dal resto del Vecchio Continente e un Paese tentata dal riflesso condizionato del ritorno al rigore.

Il "falco" delle Finanze Christian Lindner ha previsto 30 miliardi di minore entrate fiscali nel prossimo decennio per le conseguenze di prospettiva della guerra russo-ucraina a causa degli impatti su caro-energia e minori investimenti interni. Il costo dell'interesse sul debito, per via della spesa pandemica, è salito da 4 a 34 miliardi di euro dal pre-Covid a oggi e Berlino si trova di fronte alla tentazione di tagliare la spesa pubblica nella forma più netta del 2014, anno più caldo dell'austerità targata Angela Merkel. I Liberali di Lindner vogliono meno spesa pubblica per finanziare uno shock fiscale; i Verdi del vicepremier Robert Habeck, titolare dell'Economia, tagli alla spesa in energia fossile per accelerare la transizione; i socialdemocratici della Spd tenere duro sul fronte della spesa e mantenere la base di welfare pubblico finora esistente. Il contenzioso di bilancio sarà duro e anche Habeck, certamente non un paladino del rigore, ha ritenuto necessario un taglio di almeno 22 miliardi di euro alle spesa pubblica quest'anno.

Sotto accusa anche la volontà di Scholz di usare fondi speciali ed extra-budget per programmi d'emergenza, come già avvenuto per le garanzie ai prestiti pubblici durante il Covid. Scholz, ricorda Politico.eu, ha messo in campo "fondi speciali che si trovano al di fuori del bilancio ordinario, tra cui un controverso pentolo di 200 miliardi di euro di denaro per abbassare i prezzi del gas e dell'energia per cittadini e aziende, nonché un fondo per il clima da 60 miliardi di euro". Tuttavia "questi cosiddetti bilanci ombra hanno raggiunto una dimensione pesante, che i partiti sono riluttanti ad incrementare", toccando quota 360 miliardi di euro a fronte di un bilancio ordinario dello Stato di 476 miliardi lo scorso anno. Per preservarli, c'è la concreta prospettiva che Berlino torni sulla strada del rigore. Riflesso condizionato pericoloso per la sua economia e per il resto dell'Eurozona, ma che ad oggi non si può assolutamente escludere.

Tutto questo mentre una recessione ancora non ampia nei dati ma presente inizia a ricordare che la crisi del 2022 è, sotto diversi aspetti, ancora tra noi e capace di mordere.

Commenti