
Reazione fredda del mercato al primo passo dell'Amministrazione Trump verso la creazione di una riserva strategica a base di criptovalute. L’ordine esecutivo firmato dal presidente statunitense prevede la creazione di una riserva strategica nazionale di bitcoin, costituita dai bitcoin confiscati dalle autorità nei procedimenti civili e penali e potrà essere rimpinguato con acquisti sul mercato, purché ciò non comporti un "aggravio di costi per i contribuenti americani". Dettagli che inizialmente hanno innescato vendite cospicue sui bitcoin, con quotazioni scivolate indietro del 6% per poi tornare in area 89mila dollari, sostanzialmente sugli stessi livelli di 24 ore prima.
Anche Ether, Xrp, Cardano e Solana, ossia gli altri quattro token menzionati domenica scorsa come candidati a costituire la riserva strategica, si sono mossi al ribasso. A deludere è stato principalmente il fatto che "la riserva e lo stock di bitcoin saranno capitalizzati da asset già di proprietà del governo federale piuttosto che da nuovi finanziamenti sostenuti da fondi statali", sottolineano gli analisti di Deutsche Bank in una nota.
L’ordine esecutivo prevede inoltre che gli Stati Uniti non venderanno i bitcoin depositati nella riserva, anche se il Tesoro può determinare strategie per una gestione responsabile, comprese potenziali vendite dello stock. Attualmente gli Stati Uniti detengono circa 16,4 miliardi di dollari di bitcoin e circa 400 milioni di dollari di altri sette token, in gran parte attribuibili a confische di beni relative a cause civili e penali.
Intanto il presidente degli Stati Uniti avrebbe guadagnato almeno 350 milioni di dollari dal lancio della sua memecoin $TRUMP. Lo rileva uno studio del Financial Times, secondo il quale i guadagni potrebbero destare preoccupazioni su un possibile conflitto di interesse.
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