Economia e finanza

Immobili pignorati e case all'asta: balzo del 20%. Altro segnale di crisi per la Cina

Boom di pignoramenti: in Cina rischia di esplodere la bomba del real estate. E Fitch ammonisce sul rating

Immobili pignorati e case all'asta: balzo del 20%. Altro segnale di crisi per la Cina

Ascolta ora: "Immobili pignorati e case all'asta: balzo del 20%. Altro segnale di crisi per la Cina"

Immobili pignorati e case all'asta: balzo del 20%. Altro segnale di crisi per la Cina

00:00 / 00:00
100 %

Dopo il default di Evergrande davanti ai debiti contratti nel mondo anglosassone e le nuove tensioni economiche in Cina, è nuovamente il mondo dell'immobiliare a destare allarme sulla situazione economica del Dragone dopo la pubblicazione dei dati sui pignoramenti nel Paese.

Essendo venute a esaurirsi tutte le deroghe pensate dopo lo scoppio del Covid-19 e essendosi poi acuite le conseguenze della pandemia, la Cina ha subito un duro contraccolpo. Infatti, i dati pubblicati nel report della China Index Academy mostrano che nei primi sei mesi del 2023 c'è stato un boom di pignoramenti rispetto al 2022.

Segnatamente, la China Index Academy riporta che il numero di proprietà pignorate in Cina è salito di un quinto, il 20%, da gennaio a giugno 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. La causa maggioritaria è l'incapacità di molti cittadini di estinguere i mutui contratti o di onorare le rate dei debiti per l'acquisto. Per la precisione, 304mila le proprietà pignorate nei sei mesi considerati, oltre 1.650 al giorno, di cui 179mila case messe all'asta. Il boom più importante nell'Henan, ove i procedimenti di questo tipo sono aumentati di oltre il 63%, a cui segue la provincia del Sichuan, nel sud-ovest, col +51%. La China Index Academy segnala anche i rischi di una bolla immobiliare per il fatto che in date regioni come il delta del Fiume delle Perle le quotazioni delle case hanno raggiunto valori estremamente inflazionati.

Il default di colossi come Evergrande ha messo in moto un meccanismo che ha ridotto le garanzie per i debiti fornite dall'esistenza di attori che mediavano e riassorbivano le sofferenze. La strutturale difficoltà della Cina nel gestire la ripartenza post-Covid ha fatto il resto.

"I semi dell'improvviso salto nel numero di pignoramenti sono stati piantati ben prima, poiché ci vogliono almeno uno o due anni per passare attraverso il processo", ha spiegato Wang Shenglan, direttore generale di Lanjing Investment Management, ai microfoni del sito di notizie finanziarie Yicai. Wang ha aggiunto che "il rallentamento della crescita economica significherà che la percentuale di mutuatari in default sui mutui aumenterà, quindi ci saranno più pignoramenti l'anno prossimo e nel 2025, ma forse aumenteranno di non più del 20%". In un contesto che vede i prezzi delle case di nuova costruzione calare mediamente, anno su anno, del 2,4% e quelli delle case già esistenti scendere del 6%, per milioni di cinesi il rischio è di pagare mutui dal valore ampiamente superiore a quello degli immobili in cui risiedono, creando un'anomalia di mercato.

Il settore delle costruzioni, lo ricordiamo, pesa per il 30% del Pil cinese ed è al centro dei tentativi di Pechino di mantenere alti valori quantitativi. Fitch lo ha definito come "il singolo settore dal valore più alto al mondo" in termini di produzione, e un suo calo drastico di output potrebbe danneggiare le prospettive di crescita di Pechino e colpire addirittura il suo rating. Dopo Evergrande, un'altra spada di Damocle per la Cina: Xi Jinping e il suo governo dovranno lavorare per evitare l'effetto-contagio.

E difendere le pretese di sviluppo con cui la Cina alimenta narrazione e visioni del suo modello economico.

Commenti