Economia e finanza

Spirale di crisi per Berlino: così si è bloccata la locomotiva tedesca

La crisi della Germania è più ampia di quello che i dati macroeconomici, già negativi, suggeriscono. Calo di investimenti, mercato del lavoro in crisi, povertà: ecco le spine di Berlino

Spirale di crisi per Berlino: così si è bloccata la locomotiva tedesca

La Germania è al palo e la crisi economica e politica di Berlino appare in graduale, lento ma inesorabile consolidamento. Basta guardare a due dati: quelli sul Pil e quelli dei sondaggi elettorali. Il quadro macroeconomico di Berlino presenta una Germania in recessione tecnica dopo due trimestri consecutivi di decrescita del Pil, a cui si potrebbero aggiungere dati non certamente migliori nel terzo trimestre dell'anno in corso, e la produzione industriale, fulcro della potenza economica tedesca, segnala un calo negli ultimi dati a disposizione.

Dello 0,1% la contrazione a maggio, dell'1,5% quella a giugno, trainata dal -3,5% del settore auto, mentre sulla scia si prepara la crisi della chimica, terzo comparto del Paese, i cui profitti sono crollati del 38% nel secondo trimestre. A maggio, inoltre, nota l'Handelsblatt, "i tribunali distrettuali tedeschi hanno segnalato 1.478 insolvenze aziendali", un numero record". "Non solo aumentano i fallimenti, ma sempre più aziende rinunciano alle loro attività", ha aggiunto la prestigiosa testata tedesca, sottolineando che la crescita nei prossimi mesi potrebbe ulteriormente amplificarsi, dato che i tribunali esaminano i casi a partire da tre mesi dopo l'apertura della procedura.

A questi dati si deve aggiungere una lettura del contesto politico che mostra una situazione magmatica e volatile. In cui il volo della destra populista di Alternative fur Deutschland (Afd) è sotto gli occhi di tutti gli osservatori: nei principali sondaggi Afd ha saldamente sorpassato i Socialdemocratici (Sdp), issandosi tra il 20,5 e il 21% dei consensi potenziali contro il 19% del partito del cancelliere Olaf Scholz e ponendosi al secondo posto dopo la Cdu-Csu, data tra il 26,5 e il 28% nelle rilevazioni. Spd, Verdi e Liberali (Fdp), i tre partiti della "Coalizione Semaforo" sono scesi rispettivamente di oltre 6,5 punti, di un punto (dal 14,8% a meno del 14%) e di quattro (dall'11,5% al 7-7,5%) nelle rilevazioni rispetto al voto di settembre 2021. E il potenziale voto di protesta radicato soprattutto nei Lander dell'Est, ove Afd è data oltre il 30%, mostra un grido d'allarme della società tedesca.

La crisi energetica, l'onda lunga della pandemia e l'aumento dell'inflazione hanno colpito trasversalmente un Paese che ha ricevuto colpi da ogni lato nell'ultimo triennio. E la crisi tedesca, prima che dai numeri, si misura nella carenza di fiducia del mercato, delle imprese, dei cittadini. Il volo in doppia cifra dell'inflazione tra fine 2022 e inizio 2023, l'austerità energetica imposta dal governo, la fine del quieto vivere fatto di libero commercio e relazioni economiche predominanti sulle dinamiche geopolitiche nei rapporti con Paesi come Cina e Russia e la difficile capacità di Berlino di reagire alle avversità si sono aggiunti a problemi divenuti di fatto strutturali.

Tra questi la Deutsche Welle segnala la cronica crisi del mercato del lavoro nazionale: "Il sistema di istruzione duale tedesco, che combina la formazione professionale con l'apprendistato, è stato a lungo visto come una delle chiavi per l'abilità economica del Paese. Tuttavia, sempre meno persone nel paese stanno prendendo posizioni al suo interno. Nel 2022, un totale di 469mila persone hanno intrapreso un apprendistato, circa 100mila in meno rispetto al 2011". Si teme un "buco" di 7 milioni di lavoratori qualificati entro il 2035 che difficilmente potrà esser colmato con l'immigrazione senza una spinta all'attrazione di talenti qualificati dall'estero.

Inoltre, il contesto mutevole dato dall'inflazione accelera una potenziale stretta al credito e agli investimenti che ha ripercussioni in termini di fiducia degli operatori. Il Financial Times ha dato a tal proposito contezza del buco nero apertosi nel settore delle costruzioni, uno di quelli su cui Scholz puntava maggiormente per rilanciare l'economia, proponendo la costruzione di 400mila edifici residenziali l'anno: "Solo 295.300 abitazioni sono state costruite in Germania nel 2022, ben al di sotto dell'obiettivo della cancelliera. I dirigenti del settore si aspettano che i numeri per quest'anno e il prossimo siano ancora più bassi – cattive notizie in un paese che sta affrontando una carenza di 700.000 case, secondo la Federazione immobiliare tedesca" e per l'anno in corso e il biennio 2024-2025 ci si aspetta risultati peggiori di quello del primo anno di mandato di Scholz.

Le incertezze economiche chiamano il rischio povertà. Il Rapporto sulla povertà 2022 dell'associazione sociale Paritätische Wohlfahrtsverband segnala che il numero di tedeschi in situazione di povertà, ovvero con un reddito disponibile inferiore al 60% di quello medio del Lander di riferimento, era salito nel 2022 al 16,9% della popolazione, 14,1 milioni di persone, aumentando di un punto percentuale rispetto alle precedenti rilevazioni. Tutti questi dati contribuiscono a segnalare le difficili prospettive di un Paese che ha subito duri colpi di recente e si trova di fronte a una situazione magmatica di crisi economica e sociale. Su cui si innesta l'ascesa dell'Afd che propone soluzioni di rottura, come il rifiuto di qualsiasi solidarietà europea per investire sulla ripresa del Paese, l'abbandono delle politiche energetiche di transizione ritenute costose e inefficienti, la distinzione tra nativi e immigrati sulle preferenze del welfare.

Le battaglie politiche e economiche si salderanno a tutto campo nella Germania di domani: e quando ciò succede, a Berlino si preparano evoluzioni e riallineamenti istituzionali di non poco conto.

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