Economia e finanza

L’Ue contro Zuckerberg. Multa da 1,2 miliardi «Truffa su dati personali»

Sanzione record a Meta: «Profili europei spostati negli Usa». La replica: «Sentenza ingiustificata»

L’Ue contro Zuckerberg. Multa da 1,2 miliardi «Truffa su dati personali»

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Stangata da 1,2 miliardi di euro dell’Unione Europea ai danni di Meta. L’autorità garante della privacy irlandese ha deciso di infliggere la multa record alla società di Mark Zuckerberg per violazione delle legge europea sulla riservatezza in seguito al trasferimento dei dati personali agli Stati Uniti.

La sanzione è la più elevata mai applicata in questo campo per simili violazioni nell’Ue, superando la multa di 746 milioni di euro ad Amazon nel 2021. Come spiega il garante europeo per la privacy, l’ordinanza è il risultato dell’indagine condotta sull’attività di Facebook da parte dell’authority irlandese e della decisione assunta il 13 aprile scorso dal Comitato europeo per la protezione dei dati (Edpb). Per la presidente dell’Edpb Andrea Jelinek, la violazione compiuta dall’azienda americana che controlla Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger è «molto grave», poiché riguarda trasferimenti di dati personali «sistematici, continuati e ripetitivi». Facebook, aggiunge, «ha milioni di utenti in Europa e quindi il trasferimento di dati è stato enorme. La multa senza precedenti rappresenta un segnale forte» nei confronti degli autori dell’infrazione per indicare che «gravi violazioni comportano conseguenze di grande portata». La Commissione irlandese per la protezione dei dati, inoltre, ha ordinato a Meta di «sospendere qualsiasi futuro trasferimento di dati personali negli Usa entro cinque mesi» dalla decisione. La società ha già comunicato che ha intenzione di presentare ricorso.
«Faremo appello contro la sentenza e chiederemo una sospensione immediata dei termini di attuazione, considerato il danno che causerebbero anche ai milioni di persone che usano Facebook ogni giorno», affermano Nick Clegg, presidente degli affari globali dell’azienda, e Jennifer Newstead, chief legal officer. I quali assicurano che «non vi è alcuna interruzione immediata del social network in Europa». «Questa decisione è errata, ingiustificata e costituisce un pericoloso precedente per le innumerevoli altre società che trasferiscono dati tra Ue e Stati Uniti - continuano - Non si tratta delle pratiche sulla privacy di un’azienda, esiste un conflitto di leggi tra le regole del governo americano sull’accesso ai dati e il diritto alla privacy europeo, che i responsabili politici dovrebbero risolvere in estate». Ricordando che «migliaia di aziende ed organizzazioni si affidano alla capacità di trasferire dati tra Ue e Usa per operare e fornire servizi quotidiani».
Inoltre, Clegg e Newstead assicurano come «la nostra priorità sia garantire che utenti, inserzionisti, clienti e partner possano continuare a utilizzare Facebook mantenendo i propri dati al sicuro.
Intendiamo impugnare sia la sostanza della sentenza che le richieste, inclusa la multa». La decisione si applica ad informazioni tra cui nomi, e-mail e indirizzi IP, messaggi, cronologia delle visualizzazioni, dati di geolocalizzazione e altre notizie che Meta - così come Google e altri giganti della tecnologia - utilizzano per annunci online mirati. Ed è l’ennesima svolta nella battaglia legale iniziata nel 2013 quando l’avvocato e attivista per la privacy austriaco Max Schrems ha presentato una denuncia sulla gestione dei suoi dati da parte di Facebook in seguito alle rivelazioni di Edward Snowden sui programmi di sorveglianza di massa degli Stati Uniti. Il caso riporta l’attenzione sulla spinta di Washington e Bruxelles per ottenere un nuovo meccanismo di trasferimento dei dati: lo scorso anno hanno trovato un accordo «in linea di principio», ma non è ancora entrato in vigore.

Meta spera che questo avvenga prima delle scadenze imposte dall’autorità di regolamentazione irlandese in modo che, spiegano Clegg e Newstead, «i nostri servizi possano proseguire senza alcuna interruzione o impatto sugli utenti».

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