
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è tornato a criticare duramente la Federal Reserve e il suo presidente, Jerome Powell. Parlando alla stampa dalla Casa Bianca, Trump ha dichiarato: “Credo che assisteremo alla più forte crescita economica mai vista. Ma dobbiamo abbassare i tassi d’interesse. Powell ha gestito male la situazione”. Il capo della Casa Bianca ha poi aggiunto: “È sempre in ritardo. Ho sentito dire che interverranno a settembre”.
Le dichiarazioni arrivano in concomitanza con la diffusione della nota ufficiale del FOMC, il Comitato operativo della Fed, che al termine di una riunione di due giorni ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse nella fascia compresa tra il 4,25% e il 4,50%, in linea con le attese degli analisti. È la prima volta dal 1993 che due governatori del board esprimono dissenso sulla decisione: Christopher Waller e Michelle Bowman hanno, infatti, votato a favore di un taglio di 25 punti base, evidenziando spaccature interne sul percorso futuro della politica monetaria.
Nel comunicato, il FOMC sottolinea che “il tasso di disoccupazione resta contenuto e il mercato del lavoro appare ancora solido”, ma riconosce che “la crescita economica si è moderata nella prima parte dell’anno” e che “l’inflazione rimane elevata”. Il Comitato ribadisce il suo duplice obiettivo: piena occupazione e stabilità dei prezzi con un target d’inflazione del 2% nel lungo periodo. Tuttavia, “l’incertezza sulle prospettive economiche resta elevata”, si legge nella nota.
La Fed si dice pronta ad adattare l’orientamento della politica monetaria “qualora emergano rischi che possano compromettere il raggiungimento dei propri obiettivi”, monitorando costantemente indicatori come l’inflazione, il mercato del lavoro, le condizioni finanziarie e gli sviluppi internazionali. Resta inoltre confermato il piano di riduzione del bilancio, con il progressivo disinvestimento da titoli del Tesoro, obbligazioni garantite da ipoteca e altri asset.
Powell ha dichiarato che è ancora prematuro valutare con precisione l’impatto dei dazi sull’inflazione. In conferenza stampa, dopo la decisione della Fed di lasciare invariati i tassi d’interesse, ha tuttavia ammesso che le tariffe "stanno iniziando a farsi sentire sui prezzi al consumo" e ha avvertito che gli effetti potrebbero manifestarsi "più lentamente del previsto". Il numero uno della banca centrale ha ribadito che, nella definizione della politica monetaria, la Fed non tiene conto dei costi per il governo federale: "Non valutiamo le nostre decisioni in funzione dell’impatto sul debito pubblico o sulle esigenze fiscali. Nessuna banca centrale di un’economia avanzata lo fa, e non sarebbe opportuno: danneggerebbe la nostra credibilità e quella della politica fiscale americana".
Powell ha poi precisato che la Fed resta guidata dal suo duplice mandato: "Le nostre decisioni sono orientate a promuovere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi per il popolo americano". Nessuna indicazione, per ora, su cosa aspettarsi dalla prossima riunione: "Non abbiamo preso decisioni per settembre. Non lo facciamo in anticipo".
Infine, Powell ha osservato un rallentamento dell’attività economica: "Gli indicatori recenti mostrano una moderazione nella crescita. Il PIL è aumentato dell’1,2% nella prima metà dell’anno, in calo rispetto al 2,5% dello scorso anno".