Luca di Montezemolo si «sfila»: non sarà, almeno in una prima fase, presidente della nuova Alitalia. Se ne riparlerà, casomai, dopo il raggiungimento dell'assetto definitivo, quando il terreno sarà sgomberato da tagli al personale, autorizzazioni europee e altre incognite. Negli ultimi mesi il suo apporto è stato importante: ha tenuto vive le relazioni tra le due compagnie e i due Paesi anche nei momenti più difficili quando - a dispetto delle notizie ufficiali - la trattativa è stata sull'orlo di interrompersi. Un ruolo sottotraccia che Gabriele Del Torchio ha ben definito di «facilitatore», anche come trait d'union tra il governo Letta e quello di Matteo Renzi nei confronti dell'emiro di Abu Dhabi. Ora, però, preferisce concentrarsi sulla Ferrari.
Ieri va registrata una sostanziale benedizione di Raffaele Bonanni, leader della Cisl: «Etihad - ha detto - è una grande compagnia che potrà risolvere molti problemi e che peraltro non penserà di spazzare via il mercato italiano ma di valorizzarlo». Di esuberi non ha parlato, ma le sue parole sono una buona premessa. Da parte sua il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, che ieri ha incontrato i commissari Ue alla Concorrenza, Joaquin Almunia, e ai Trasporti, Siim Kallas, ha «rassicurato» Bruxelles sul fatto che la maggioranza di Alitalia resterà in mani italiane. Ha anche ribadito che «non ci sarà una bad company per scaricare su altri i debiti» perché (è implicito) questi restano agli attuali azionisti, secondo il perimetro che sarà disegnato per la creazione della new company. Confermata per domani la riunione del cda per la convocazione dell'assemblea ordinaria che, ai termini di legge, si svolgerà tra il 26 e il 30 giugno; il consiglio, ovviamente, prenderà atto anche dell'evoluzione dei rapporti con Etihad; non approverà, invece, i conti del 2013, che sono rinviati a un successivo cda, precedente all'assemblea. Il calendario è fitto: va presentato il piano industriale ai sindacati per ottenere il via libera ai 2.500 esuberi (numero ancora ufficioso). Ma le dichiarazioni espresse finora dalle organizzazioni fanno pensare a un atterraggio morbido.
Il governo nelle prossime settimane dovrà varare un decreto per Linate (che da tempo si dice già pronto) in base al quale si capirà meglio il reale conflitto che si profila tra questo aeroporto e Malpensa, con tutto ciò che ne consegue. Le banche dovranno ratificare gli accordi già impostati, e cioè rinuncia e trasformazione dei crediti in capitale; il danno degli azionisti vale la ragion di Stato. La firma del contratto tra Alitalia e Etihad potrebbe avvenire in questa fase, sottoponendo l'accordo a tutte le condizioni necessarie.
Per quanto riguarda l'Ue, qualche incognita è legata alla tempistica della sua formazione e alla nazionalità dei commissari (Trasporti e Concorrenza) che dovranno pronunciarsi; se ci fosse un tedesco, non sarebbe di buon auspicio; ma se ci fosse un italiano, qualcuno potrebbe sollevare il conflitto d'interessi?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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