L'incontro di ieri a Palazzo Chigi sul salvataggio dell'Alitalia è durato un'ora più del previsto, non ha dato esiti e già oggi continuerà. Ma l'intervento di Air France appare sempre più vicino. La situazione - è stato riferito alla conclusione dell'incontro, al quale hanno partecipato diversi ministri, i vertici di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Leonardo e quelli della compagnia, assenti le Fs - è gravissima, molto seria: si sta valutando come aiutare e supportare l'Alitalia e quale può essere il soggetto pubblico da utilizzare in questo percorso; probabile l'ingresso delle Ferrovie, anche se il governo non lo ha confermato. Ma l'integrazione con Air France-Klm, l'unica interessata all'operazione, resta la strada più realistica.
La situazione è drammatica, un copione già visto 5 anni fa. C'è una certa confusione e l'impressione è che il dibattito sia anche finalizzato a forzare una trattativa con Air France, nei confronti della quale è evidente l'insofferenza, specie dopo le indiscrezioni - smentite, ma verosimili - di un piano lacrime e sangue per la compagnia e per l'aeroporto di Roma. Lo scopo sarebbe quello di indurre i francesi a riservare un trattamento più rispettoso alle realtà italiane; per questo un soggetto pubblico sarà chiamato a svolgere un ruolo a tutela dell'italianità. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha detto: nessuna preclusione ad Air France al 50%, ma se non userà Alitalia solo per spostare la domanda a Parigi. Ha aggiunto: lavoriamo a tutte le ipotesi.
L'orientamento emerso dal governo non è condiviso da tutti. Il vicepresidente di Alitalia, Salvatore Mancuso, ha dichiarato, come azionista, di essere contrario all'arrivo dei francesi. Tutta la comunità romana vede con preoccupazione un ridimensionamento di Fiumicino e uno dei grandi azionisti di Alitalia, il gruppo Benetton, controlla anche lo scalo romano. Con Mancuso, in funzione anti-Air France è schierato un drappello di piccoli azionisti - Carbonelli, Orsero, D'Avanzo, in tutto un 10% circa - il cui interesse è di non veder sfumare nel nulla il proprio investimento: gli stessi azionisti che non hanno sottoscritto il bond convertibile, privando la compagnia di 55 milioni di euro rispetto a quanto deliberato.
Le Ferrovie, che potrebbero essere il soggetto italiano da affiancare a Air France, mantengono molto riserbo, consapevoli forse di quanto potrebbe essere difficile far capire ai pendolari il sostegno in una compagnia che perde 1,5 milioni al giorno.
Che Air France sia l'acquirente naturale è stato sempre evidente. Con il 25% del capitale è il primo socio, l'unico del settore aeronautico e il primo partner commerciale, e questa posizione non è cancellabile.
Oggi è in programma il cda di Alitalia, confermato anche se continueranno gli incontri a livello governativo.
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