Alitalia, Intesa e Unicredit aprono il portafoglio

Appare di ora in ora più evidente che il futuro dell'Alitalia è in mano alle banche. La prima mossa deve venire da qui, le altre seguiranno. Alle banche, più ancora che agli azionisti, vengono richieste nuove risorse finanziarie; senza il loro intervento - che passerà anche da una ristrutturazione del debito pregresso - la compagnia non ha le forze per sostenenrsi; Air France è in posizione d'attesa e non intende accollarsi il debito così com'è. Anche la sequenza dei prossimi passaggi ruota intorno al ruolo delle banche: domani - rinviato di un giorno per «motivi tecnici» - si svolgerà a Milano, nello studio Erede, il cda della compagnia; la prossima settimana le parti interessate siederanno di nuovo al tavolo di Palazzo Chigi, mentre per il 14 è già convocata l'assemblea per deliberare l'aumento di capitale da 100 milioni deliberato il 26 settembre.
Ieri il presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros Pietro, interpellato su un'eventuale ricapitalizzazione, ha detto: «Se Alitalia dimostrerà come impresa che ha capacità di sviluppo noi faremo il nostro mestiere anche verso Alitalia».
Ma quanto denaro deve attingere Alitalia da fonti bancarie? Sul coordinamento e sulla fisionomia degli interventi, sta lavorando con grande impegno Leonardo & Co. La cifra più accreditata è intorno ai 300 milioni, più i 55 del bond convertibile non ancora versati da alcuni soci. Ma il concetto è molto semplice: versare questo denaro nelle casse di una compagnia che ha imboccato la spirale delle perdite significa buttarlo via.
Ecco, dunque, che riveste estremo rilievo l'aspetto industriale, risanamento e rilancio. Il piano presentato il 3 luglio dall'ad Gabriele Del Torchio sembra nel limbo, perché Air France - primo azionista - ha mostrato molto scetticismo. Il denaro di azionisti e banche non avrebbe, a questo punto, tanto la finalità di rivitalizzare la compagnia, quanto quello di sbloccare la volontà di Air France. Si sa che se Parigi deciderà di assumere il controllo, le condizioni - lo ha affermato l'ad Alexandre de Juniac - saranno «molto dure». Ieri giravano varie indiscrezioni: Air France vorrebbe essere sollevata dal debito pregresso (ma qui l'unico strumento, per ora non invocato, sarebbe il Chapter 11), e vorrebbe comandare in fatto di finanza, di vendite, di marketing, di strategie e di network: tutto, insomma.

Si parla anche di un ridimensionamento della flotta - con conseguenti tagli di personale - che farebbe della compagnia una sussidiaria di Air France. Sarebbe un'autentica sconfitta. Ma soluzioni di sistema, tipo Cdp o Fs, non sembrano all'orizzonte; e, se anche ci fossero, apparirebbero come un nuovo costo per il contribuente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica