Arriva il nuovo piano degli aeroporti, atteso da 26 anni. Degli attuali 90 scali civili italiani, «promuove» quelli di serie A, che sono 31, e «rinvia» quelli di serie B. La loro eventuale bocciatura è affidata alla decisione delle Regioni. Ecco gli aeroporti giudicati d'interesse nazionale strategico, al quale saranno dedicati i principali investimenti. I dieci più grandi sono: Bergamo Orio al Serio, Bologna, Genova, Milano Linate, Milano Malpensa, Napoli, Palermo, Roma Fiumicino, Torino, Venezia. Altri 13 hanno oltre un milione di passeggeri all'anno: Alghero, Bari, Brindisi, Cagliari, Catania, Firenze, Lamezia Terme, Olbia, Pisa, Roma Ciampino, Trapani, Treviso, Verona. Sei hanno traffico sopra i 500mila: Ancona, Pescara, Reggio Calabria, Trieste. A questi se ne aggiungono due «indispensabili» per la continuità territoriale: Lampedusa e Pantelleria. Due,infine, Rimini e Salerno, non fanno parte delle reti europee, ma l'uno con traffico vicino al milione di passeggeri e un trend in crescita (Rimini); l'altro, Salerno, è destinato a delocalizzare il traffico di Napoli.
Su questa prima classe di aeroporti si concentreranno gli investimenti pubblici, centrali e locali, in un'ottica di sistema-Paese. Tutti gli altri, quelli non strategici (per esempio Montichiari Brescia o Parma), saranno affidati alle decisioni delle Regioni che dovranno scegliere se destinarli ad altri usi o a particolari specializzazioni, oppure se chiuderli. Tale valutazione andrà fatta in un'ottica di economicità, rispettando la legge di stabilità. Un fatto è chiaro: nessun nuovo aeroporto. Addio dunque ai sogni di Grazzanise (Caserta) e Viterbo.
Il nuovo piano è stato presentato dal ministro delle Infrastrutture, Corrado Passera. Pone le basi per una classificazione degli scali sotto il profilo infrastrutturale, dei servizi e delle gestioni. La proposta va ora alla Conferenza Stato-Regioni, che potrebbe avviare l'analisi il 7 febbraio. Non si sa quando le nuove regole entreranno in vigore, certamente non prima della prossima legislatura.
Se ne parlava da anni e si è trattato di un parto molto tormentato. Nel frattempo il mondo del trasporto aereo si è trasformato profondamente: nel 1987 le compagnie aeree operavano ancora in regime di monopolio e il settore non aveva subito alcuna deregulation. In questi 26 anni il mercato, in gran parte liberalizzato, si è sviluppato selvaggiamente, senza reali regole, cosicché il piano degli aeroporti, tanto auspicato, arriva a cose fatte e della realtà esistente deve prendere atto. Il piano, con il suo sforzo di razionalizzazione, ieri è stato apprezzato da vari operatori, tra i quali il fondo F2i, secondo investitore nazionale nel settore.
Il piano prevede la costituzione di «reti aeroportuali», gestite da un unico soggetto, per favorire la specializzazione di ruolo e l'ottimizzazione dei servizi. In aree omogenee dunque gli scali potranno organizzarsi in maniera coordinata (il pensiero va al sistema Malpensa-Linate-Orio al Serio).
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