Economia

"Troppo alta, troppo a lungo". Confindustria lancia l'allarme inflazione

L'analisi del centro studi di Confindustria nella settimana della strappo di Conte e della crisi di governo: si preannuncia uno scenario incerto per l'Italia

"Troppo alta, troppo a lungo". Confindustria lancia l'allarme inflazione

C'è preoccupazione da parte di Confindustria per la situazione italiana, specie adesso che si è aperta una crisi di governo. Secondo quanto riportato dal centro studi dell'organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi italiani, infatti, il nostro Paese sta andando incontro a uno scenario molto incerto, che non può non generare timori per il futuro.

Forze contrastanti

Stando a quanto rilevato da Confindustria, tale scenario di incertezza è dovuto a diversi fattori. "La dinamica del Pil italiano è l'incerta sintesi di fattori che spingono in direzioni opposte", spiegano dal centro studi, come riportato da Ansa. "Al ribasso: i rincari di energia e alimentari, i tassi di interesse più alti e lo spread sovrano più ampio, il commercio internazionale debole. Al rialzo: la fine delle restrizioni anti-Covid e la stagione calda che spingono il turismo, la crescita delle costruzioni, la resilienza dell'industria, il risparmio accumulato che protegge i consumi".

L'inflazione corre

Altro punto che desta preoccupazione è quello relativo all'inflazione, che sta peggiorando in tutta quanta l'eurozona. Oltre a trovarci davanti valori molto alti, questo stato sta perdurando per troppo tempo. "Fino a qualche mese fa la maggioranza dei previsori si aspettava che l'impennata dell'inflazione fosse temporanea e che, una volta cessate le tensioni sulle commodity, si sarebbe vista una rapida discesa", fanno sapere dal centro di Confindustria. Purtroppo, però, ciò non si è verificato e l'inflazione viaggia ancora a valori molto elevati. A ciò va aggiunto poi il ruolo del cosiddetto "shock absorber delle imprese". "Il tentativo delle imprese italiane di evitare un'ulteriore forte erosione dei margini, che sarebbe insostenibile, si riverserà su vari prezzi al consumo, tenendo alta l'inflazione", spiegano gli esperti. Un aumento dei tassi ufficiali, aggiungono, potrebbe aiutare a frenare le aspettative di inflazione, limitando il trasferimento dei rincari ai beni industriali. I prezzi di energia e generi alimentari, tuttavia, sono collegati a fattori esogeni, che non possono essere controllati dalla Banca centrale europea.

L'allarme sui consumi

Gli esperti di Confindustria, dunque, lanciano l'allarme anche per l'effetto del freno ai consumi. "Per le famiglie, il rialzo dei prezzi finali si traduce in una maggiore spesa, a parità di volumi, considerato anche che energia e alimentari sono difficilmente comprimibili", affermano. "Ciò potrebbe spingere a rimandare o ridurre l'acquisto di alcuni beni e servizi, che siano giudicati non essenziali. In direzione opposta agisce il risparmio accumulato dalle famiglie nel periodo della pandemia, che è un serbatoio di risorse cui alcune famiglie (sebbene non tutte) possono attingere a fronte della maggior spesa per beni e servizi".

Una volta terminato l'extra-risparmio di alcune famiglie, tuttavia, non vi sarà più nulla a cui attingere.

In quel caso, se i prezzi non si attenueranno, caleranno drasticamente anche i consumi.

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