Coronavirus

"Non si trova spazio per tutti". E i braccianti italiani restano senza lavoro

Sono migliaia le domande degli italiani per lavorare nei campi: smentito il luogo comune secondo cui i nostri connazionali non vogliono fare i braccianti. Ma i posti per loro sono sempre di meno

"Non si trova spazio per tutti". E i braccianti italiani restano senza lavoro

Gli italiani non vogliono più stare nei campi? Fino alla pandemia, forse, è stato così. Del resto, il lavoro di bracciante è in gran parte svolto dalla manovalanza straniera da decenni, le campagne sono state sempre meno abitate e frequentate dagli italiani. Ma oggi la situazione sembra essere cambiata.

Nei vari portali in cui vengono riportate le offerte di lavoro nei campi, per ogni domanda ci sono almeno dieci aspiranti. E molti di questi sono italiani. Una circostanza che si scontra contro il principio voluto dalla maxi sanatoria del governo, il quale per riportare manodopera nelle campagne svuotatesi a causa del coronavirus ha dato il via libera alla norma sulla regolarizzazione dei migranti.

Visto che quello di bracciante non è più un lavoro per italiani, allora ecco che regolarizzando gli irregolari forse si potrà ottenere nuovamente la manodopera necessaria. Una mossa che non è piaciuta quasi a nessuno degli operatori impegnati nel comparto agricolo, a partire dalle associazioni di categoria. Coldiretti ad esempio, sosteneva la necessità di creare appositi corridoi per permettere il rientro di braccianti rumeni e dell’est Europa, quelli cioè da anni maggiormente coinvolti nel lavoro in campagna, tornati nei Paesi di origine una volta scoppiata la pandemia.

Ma il governo ha voluto tirare dritto, anche per i diktat imposti da Italia Viva e dal ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova, rappresentante del partito di Renzi all’interno dell’esecutivo. Ed il paradosso è che una norma del genere sulla maxi sanatoria è arrivata proprio nel momento in cui sono aumentate le richieste degli italiani di lavorare in campagna.

Così come ha raccontato Claudia Osmetti su Libero, sono stati almeno 24mila gli italiani a presentare domanda per essere impiegati nei campi. E tra queste migliaia di persone, c’è chi è laureato, c’è chi era impiegato o chi ha visto svanire la possibilità di trovare lavoro stagionale nel settore turistico.

In poche parole, la crisi economica innescata dalle chiusure decise per bloccare l’epidemia ha fatto tornare molti italiani nei campi. O, per meglio dire, ha fatto riscoprire la tentazione della campagna anche ai nostri connazionali. Ma trovare posto è difficile: il lavoro non è più quello di una volta, la meccanizzazione ha ristretto le possibilità di impiego, anche per fare il bracciante occorre una certa specializzazione.

Intanto però, le domande continuano ad arrivare. Ne sono giunte circa 12mila, da parte di italiani, su Agrijob e cioè sul sito di Confagricoltura, mentre Jobbing Country, che invece è il sito della Coldiretti, ne ha contate 9.500. La Cia invece circa duemila, Humus Jobs almeno 700.

Ma di spazio per i connazionali sembra essercene davvero molto poco.

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