Andrea Ragnetti: "EasyJet? Pronti alla guerra legale"

L’ad di Alitalia: «Sugli slot della Milano-Roma faremo ricorso. Il monopolio non c’è». Utile operativo nel 2013

Andrea Ragnetti: "EasyJet? Pronti alla guerra legale"

Proprio il giorno in cui il consiglio dell'Alitalia ha approvato i conti del terzo trimestre - chiusi con un utile operativo di 50 milioni, che segnano una svolta rispetto ai primi due trimestri in rosso - l'Antitrust, quasi a rovinare la festa, ha individuato in EasyJet la compagnia chiamata a riportare la competizione di mercato sul collegamento Linate-Fiumicino, oggi operato al 100% da Alitalia. Era stato stabilito che fossero 8 gli slot necessari, ma Alitalia ne cederà solo 7 perchè EasyJet ne possedeva già uno. Chiediamo ad Andrea Ragnetti, amministratore delegato dell'Alitalia, qual è la reazione della sua compagnia.

«Ricorreremo al Consiglio di Stato – è la risposta -. Il nostro vero concorrente è il treno».

Dovrete cedere sette coppie di slot

«Guardi che il nostro non è un monopolio. Noi abbiamo 34 coppie tra Milano e Roma, ma Meridiana a Linate ne ha 10 per altre destinazioni. Se volesse utilizzarle per Roma, potrebbe farlo domani. Noi sulla Milano-Roma abbiamo investito 30 milioni negli ultimi tre anni: sale Freccia alata, fast track, abitudini alle quali i nostri passeggeri faticherebbero a rinunciare».

Il terzo trimestre è positivo, ma questo non raddrizza il bilancio.

“E' una boccata d'ossigeno e prova la solidità di Alitalia, anche se lo scorso anno l'utile operativo del terzo trimestre era stato di 90 milioni”.

Com'è l'orizzonte?

“Faremo un quarto trimestre molto buono: Alitalia non ha mai avuto un quarto trimestre positivo, il risultato migliore è stata una perdita di 15 milioni. Faremo meglio”

Come chiuderà il 2012?

“Avremo una perdita superiore di 100 milioni al 2011, tutto dovuto al primo semestre. La vera sfida è per il 2013”.

Che cosa si aspetta?

“Voglio l'utile operativo, non netto. So che sarà un anno durissimo. Nei primi otto mesi del 2012 sono fallite 12 compagnie in Europa, in Italia stanno tutti peggio di noi. Ma Alitalia è gestita bene, è solida, seria. Vorrei vederlo riconosciuto. C'è gente che lavora con abnegazione”

Avete un azionariato un po' anomalo, Air France e poi un gruppo di investitori di svariate provenienze che scalpitano per andarsene.

“Diciannove azionisti. Vedo qualche scaramuccia in cda, ma non problemi rilevanti. Certo, sono preoccupati, perché hanno investito quattro anni fa, nel momento peggiore. Ma sono più tranquilli di quello che si legge”.

Ci sarà un aumento di capitale?

“Non ne avremo bisogno, lo ribadisco. Rinforzeremo il capitale lavorando sul cash flow e cercando di valorizzare ogni asset”.

Ma non siete vicini al limite della riduzione del capitale per perdite, prevista dall'articolo 2446 del codice civile?

“Non ci siamo lontani, ma sto lavorando per evitarlo”.

Quale prevede che sarà il ruolo di Air France?

“Alitalia dovrà confluire in una delle grandi alleanze: lo vuole il consolidamento del settore. Air France è già azionista e i contatti sono frequenti. Ma il mio obiettivo è quello di entrare in un negoziato da protagonista, senza precluderci alcuna strada”.

Siete in una fase di tagli. Anche se la riduzione di 690 dipendenti sembra rientrata.

“Abbiamo già individuato 150 milioni di risparmi in sei mesi, con 182 azioni di contenimento dei costi. E' la nostra spending review”.Trenta di questi milioni devono venire dal costo del lavoro. Il clima sindacale, comunque, oggi è buono. Ma vorrei ricordare che negli ultimi due anni abbiamo dovuto riassumere 400 ex dipendenti di Airone in seguito a cause di lavoro”.

A proposito del ridimensionamento che vi è stato imposto a Linate: gli slot sono concessioni che si restituiscono a titolo gratuito, vero?

“Noi vorremmo farceli pagare. Sulla Milano-Roma abbiamo investito 30 milioni negli ultimi tre anni”

E di una nuova definizione di Linate a favore di Malpensa, cosa dice?

“Lo vedo negativamente e per noi sarebbe un grave danno. Realisticamente Malpensa avrà un suo sviluppo, ma non come hub. Aggiungo che noi non siamo contrari all'esercizio delle quinte libertà (il diritto per una compagnia straniera di caricare passeggeri facendo scalo in Italia; l'esempio è Singapore-Milano-New York, ndr) ma a condizione che i loro voli non si sovrappongano con i nostri, altrimenti ci danneggerebbero”.

L'Enac ha dato il via libera all'aumento delle tariffe aeroportuali a Fiumicino. Avranno effetto sui vostri conti?

“Noi avremo maggiori costi per 25 milioni, i passeggeri per 75. Avrei trovato più ragionevole però riconoscere i soldi ad Adr a investimenti iniziati, e non in anticipo”.

Come pensa Alitalia di poter conquistare nuovi clienti?

“Se le linee aeree non fanno soldi, vuol dire che i modelli sono sbagliati”.

E quindi che cosa intende fare?

“Non aspettare il passeggero, ma andargli incontro. Quello era un atteggiamento ante-concorrenza. Vogliamo creargli occasioni per volare, non attendere che entri in agenzia. Usiamo già i social network: su Facebook abbiamo 900 mila fan, la prima promozione commerciale ha ricevuto 6 milioni di clic, 170 mila richieste di informazioni, molte vendite. Siamo partiti anche con la prima promozione mondiale”.

Che idee ha per rinnovare il prodotto?

“Abbiamo un cantiere strategico per decidere come e dove volare. Vogliamo crearci destinazioni profittevoli. Non andremo dove c'è concorrenza, ma dove si possa sviluppare il business. Vogliamo semplificare i prezzi e abbattere gli eccessi, sull'esperienza dello schema creato per il collegamento Milano-Roma. Vogliamo inventarci un nuovo modo di comunicare, andando su target specifici, suddividendo la popolazione dei viaggiatori, anche a costo di rivolgerci one-to-one”.

La sua ricetta è questa?

“Guardi: la nostra classe business, che si chiama Magnifica, è straordinaria, la migliore del mondo. Alitalia è molto superiore alla sua reputazione, che sconta il passato. Dobbiamo farci conoscere ed essere più multinazionali”

Cioè?

“Vendere più biglietti all'estero, creando delle strutture snelle e capaci. In Cina abbiamo già 15 persone. Vedo nuovi mercati anche in Giappone, nel Nord e Sud America. I clienti bisogna andarseli a cercare, non arrivano gratis, e l'Italia è un grande Paese di destinazione”.

Occorrono investimenti importanti.

“Lo sa quanto investe in comunicazione la Ferrero, grande multinazionale del largo consumo? Il 15% del fatturato, quando le linee aeree investono l'1-1,2%. Noi oggi siamo allo 0,3. Io vorrei arrivare almeno al 2%”.

PS - Durante l'intervista, Andrea Ragnetti, da sette mesi amministratore delegato dell'Alitalia, s'indispettisce in un'unica occasione: quando si sente chiamare “uomo di marketing”. Teme che diventi un luogo comune e che gli si appiccichi addosso. “Lo trovo un po' riduttivo”, dice, andando oltre le intenzioni dell'interlocutore.

E spiega: “Ho lavorato 10 anni in Philips come capo del marketing mondiale, sono stato sette anni amministratore delegato prima di un quinto del gruppo, poi di un terzo, che vuol dire 12 miliardi di fatturato, 25 mila dipendenti, 24 fabbriche, 60 Paesi”. Ma poi ammette, quasi per controbilanciare: “Nel 2005 sono stato premiato come uomo marketing dell'anno in Olanda”.

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