
Ieri per i conti del primo anno di operatività, l'1 marzo per la presentazione dei piani al 2030. Stellantis resta al centro dell'attenzione, in attesa, dopo un 2021 positivo con l'utile netto quasi triplicato anno su anno, di conoscere le ricadute sul polo produttivo italiano e i suoi occupati delle scelte che Carlos Tavares comunicherà martedì ad Amsterdam.
«Nel 2021 - ha commentato l'ad - i risultati ottenuti da Stellantis sono stati molto incoraggianti. È stato un anno molto gravoso e impegnativo. Abbiamo dovuto combattere contro carenza di semiconduttori, inflazione e norme sempre più stringenti».
Nell'esercizio, oltre all'utile netto di 13,4 miliardi, il gruppo ha segnato ricavi netti pari a 152 miliardi (+14%) e un risultato operativo rettificato raddoppiato a 18 miliardi con margine dell'11,8 per cento.
Il flusso di cassa industriale disponibile ammonta a 6,1 miliardi. Di 62,7 miliardi, invece, la liquidità industriale disponibile, mentre le sinergie hanno prodotto benefici di cassa netti di 3,2 miliardi. Previo l'ok degli azionisti, sarà distribuita una cedola ordinaria di 3,3 miliardi.
La Borsa ha promosso i conti di Stellantis (+4,4% il titolo a 17,066 euro), nonostante i timori di Tavares per gli scenari di guerra tra Mosca e Kiev («pronti a limitare o spostare la produzione in Russia se ci saranno sanzioni contro Mosca») e il problema chip («la ripresa avviene a una velocità troppo lenta, non credo che il 2022 sarà l'anno del ritorno alla normalità»).
I sindacati, intanto, hanno apprezzato la decisione di Stellantis di assegnare ai dipendenti un extra premio complessivo di 1,9 miliardi (450 euro la quota destinata agli italiani), ma allo stesso tempo si riservano di valutare quanto Tavares riferirà l'1 marzo, in particolare alla voce investimenti nel nostro Paese: la Gigafactory di Termoli (2,5 miliardi oltre al contributo dello Stato di 370 milioni) insieme agli altri impianti che attendono i nuovi modelli e quelli che producono motori.
Agli analisti, l'ad di Stellantis ha anche ricordato come l'elettrificazione delle gamme comporti un aumento dei costi fino al 50% e, di conseguenza, «non possiamo trasferire questi aggravi industriali sui clienti in quanto - ha ribadito - perderemmo quelli della classe media e non possiamo farlo». E allora, visti i progetti Ue di far viaggiare tutti in elettrico dal 2035? «L'unica cosa - ripropone Tavares - è aumentare la produttività del 10% l'anno per i prossimi 5 anni. Ora siamo al 2-3%. Inoltre, dobbiamo agire sui costi di distribuzione e migliorare la qualità. E visto che l'85% del costo di una vettura, quando esce dalla fabbrica, è rappresentato da parti di fornitori, anche loro devono dare il loro contributo». Indotto, comunque, che ha i suoi problemi da risolvere alla luce della transizione energetica mal gestita a livello centrale e di un futuro tutt'altro che chiaro.
Tavares, dopo aver informato gli analisti che, a suo parere, il valore delle azioni Stellantis è sottovalutato, si è soffermato sugli storici marchi italiani in fase di rilancio.
Su Lancia, l'ad ha parlato di «elemento di spinta per i profitti del gruppo», mentre per Alfa
Romeo, riportata nel 2021 alla redditività, nel 2027 l'intera gamma sarà elettrificata. Quindi, Maserati, pronta a mettere sul mercato il Suv Grecale. «Il Tridente - così l'ad - è al punto d'inizio di una grande storia».