Economia

Apple lascia la Cina: è la post-globalizzazione

Scoop del Wall Street Journal. Un segnale epocale: l'Occidente investirà nei Paesi alleati

Apple lascia la Cina: è la post-globalizzazione

Apple lascia la Cina. La notizia, diffusa dal Wall Street journal se confermata, avrebbe un senso epocale, e lo scriviamo senza voler indugiare nell'enfasi. Circa il 90% del processo di produzione di telefoni, tablet, Laptop, che moltissimi di noi usano (anche per scrivere questo pezzo) è da anni opera di lavoratori cinesi. Ma ora, in ragione sembrerebbe delle rigide politiche di lockdown del governo comunista, la Mela morsicata sembra volersi trasferire in India o in Vietnam.

Dove sarebbe il clamore? chiede giustamente il lettore. È il segno che sta cambiando tutto, è infatti uno dei tanti sintomi della fuoriuscita dalla globalizzazione, cominciata già da anni ma intensificatasi con la pandemia e ora con la guerra. Qualcuno la chiama de-globalizzazione, qualcun altro nuova globalizzazione: di certo l'idea, nata dopo il crollo del muro di Berlino, che per aziende e imprenditori il mondo si fosse fatto piatto, e ognuno potesse e dovesse investire ovunque, soprattutto dove la forza lavoro costava poco, sembra finita. La Cina, inserita nel commercio mondiale dal presidente Clinton, è stata la principale beneficiaria di questo fenomeno, che ha cambiato radicalmente il mondo. Diventando però cosi anche la potenza non solo economica ma anche militare in grado di surclassare gli Usa e il mondo occidentale.

Dove porterà questa che chiameremo post globalizzazione? Difficilmente prenderà le forme di un neo nazionalismo economico, come voluto, più a parole che nella pratica, da Trump. Anche perché, nel caso Apple tornasse a produrre negli Usa, il costo dell'aggeggio con cui scriviamo questo pezzo diventerebbe almeno cinque volte superiore. Più probabilmente sarà una globalizzazione «geopolitica», cioè si arriverà al cosiddetto decoupling: si investe solo in quei paesi appartenenti al nostro sistema di alleanze. Ecco perché il recente viaggio del presidente Biden in Asia è stato assai importante, per rinsaldare l'asse contro la Russia e la Cina, non solo dal punto di vista militare e politico ma anche commerciale. La globalizzazione sarà insomma sempre più regolata dagli imperativi geopolitici. Del resto, aveva cominciato la Cina: con la sua via della seta, essa cercava (e cerca) di inglobare paesi occidentali sfruttando la loro debolezza economica: con la Russia e in parte con l'Ungheria e la Grecia ci è riuscita, con l'Italia ci aveva provato.

E infine, che sia proprio Apple ad abbandonate la Cina è simbolicamente importante, perché Steve Jobs, con le sue straordinarie creature e le sue visioni, è stato l'incarnazione della globalizzazione felix, dei bei vecchi tempi, gli anni Novanta e primi Duemila: che però non torneranno più.

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