
La società con la più alta capitalizzazione di Borsa del mondo, quasi mille miliardi di dollari, si autoassolve. E sfida Bruxelles. Apple ha rifiutato di partecipare all'audizione presso la commissione speciale per i crimini finanziari e l'evasione fiscale dell'Europarlamento.
Lo ha indicato ieri l'eurodeputato verde Sven Giegold. Motivo: non si farà «interrogare» dai parlamentari perchè, ha scritto in una lettera, «paga ogni centesimo di tasse che deve pagare» e non vuole interferire con il procedimento di appello sulla restituzione all'Irlanda degli aiuti di Stato considerati illegali dalla Ue. Si tratta di ben 13 miliardi di euro da depositare in un conto presso terzi in attesa del verdetto della Corte di giustizia europea (a fine maggio il colosso guidato da Tim Cook ha saldato i primi 1,5 miliardi euro).
Nell'agosto del 2016, la Commissione europea aveva ordinato all'Irlanda di recuperare le imposte non versate dalla società di Cupertino a seguito di aiuti di stato ritenuti illegali secondo i trattati europei. Sia Apple che Dublino avevano presentato ricorso alla decisione, ritenendo che il trattamento fiscale della società fosse in linea con la legge irlandese e Ue. I versamenti di Apple saranno composti da trasferimenti regolari di circa 1 miliardo di euro al mese. Il denaro sarà vincolato su un conto presso Bank of New York Mellon, in attesa del primo verdetto, previsto in autunno.
A ottobre 2017, la Commissione europea ha deferito l'Irlanda alla Corte, per non aver rispettato la scadenza del gennaio 2017 per recuperare gli aiuti di stato illegali, secondo quanto stabilisce l'articolo 108 paragrafo 2 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
La cifra dei 13 miliardi comunque non prevede sanzioni per la società coinvolta: lo scopo del trasferimento è quello di ripristinare la situazione antecedente alla concessione degli aiuti, attraverso il recupero delle imposte non pagate, maggiorate dagli interessi.RE